essere infelici per il lavoro

    Pubblicato il: 3 Settembre 2010 Aggiornato il: 3 Settembre 2010

    DOMANDA

    Gentile dottore,

    sono una ragazza di 23 anni e da quasi 5 anni sto con un ragazzo… stiamo molto bene insieme tanto che abbiamo preso casa. Però mi affligge un problema: lui è molto infelice del suo attuale lavoro. Lavora con i suoi genitori nella ditta di famiglia da 3 anni. Da 2 però avverte questa insoddisfazione…inizialmente era un po’ di malumore ma la questione sta peggiorando… spesso durante il mese ha delle “crisi”, si chiude molto (già ha un carattere molto chiuso) e riesce a parlarne solo a me, magari piange. Ha provato a fare altri colloqui però non riesce nemmeno a parlare ai suoi genitori e metterli al corrente del suo malessere; diciamo che non trova il coraggio, quindi alla fine va sempre a lavorare li. Si sfoga solo con me… Non riesce a prendere una decisione e sta sempre peggio. Pensavo di portarlo da uno psicologo…lei che ne pensa?

    In attesa le porgo i miei saluti

    RISPOSTA

    Cara ragazza,

    la situazione del suo ragazzo è piuttosto comune per chi appartiene ad una “famiglia-azienda”. E’ come se la ditta fosse un componente della famiglia al quale si deve una lealtà speciale, perché ne va della sopravvienza della famiglia attraverso le generazioni. Così si viene a creare un vincolo indissolubile: la famiglia deve far sopravvivere la ditta, che a sua volta darà da vivere ai familiari generazione dopo generazione. Così, chi si trova ad appartenere ad una famiglia-azienda, può arrivare alle soglie del’età adulta con la sensazione di non non essere libero di scegliere autonomamente, come se dovesse continuare a vivere la vita di qualcun altro, fuori dal tempo.

    La crisi del suo ragazzo mi sembra si collochi in questo quadro; ha potuto uscire di casa e andare a vivere con la donna che ama, ma contemporaneamente ha dovuto “sposare” la causa familiare, e legarsi indissolubilmente alla ditta.

    Per poter diventare un uomo, il suo ragazzo dovrà scegliere. Il che non significa necessariamente finire col rifiutare il lavoro nella ditta. Ma dovrà imparare a dire di no, per poi essere libero di decidere se vuole sposare quella causa familiare per amore e non per obbligo, oppure aiutare la sua famiglia ad accettare che tutte le cose finiscono, comprese le ditte di famiglia.

    Una psicoterapia sarebbe di aiuto, meglio se insieme ai suoi familiari.

    I miei migliori auguri

    Maurizio Brasini