DOMANDA
Gentile professore le avevo scritto un pò di tempo fa per la mia depressione. Le cose sono precipitete venerdì 12 giugno ho ingerito un intero boccetto di talofen 4g/100ml poi del tavor e dell’efexor,l’intervanto di mio marito, la corsa in ospedale e poi il vuoto…il fallimento di essere ancora qui. Mi è stato proposto il ricovero che ovviamente ho rifiutato, sono in cura da una psichiatra e devo abbinare una psicoterapia, ora in casa non ho più farmaci è mio marito che agli orari concordati me li da,ho paura per i miei bimbi,che grazie ad una rete di amicizie riescono ad essere tenuti lontani da questa situazione.Io ho un totale distacco da tutto e tutti e penso che niente può servirmi.Se non la morte.
RISPOSTA
Gentile signora,
non c’è niente di ovvio nel suo rifiuto al ricovero: lei sta male ed ha bisogno di cure e sostegno e forse il ricovero poteva essere una soluzione adeguata. Non si veda come una “malata per sempre” e non si giudichi: le malattie non sono una punizione divina ma un accadimento della vita di tutti noi. Accetti le cure e si dia tempo, la disperazione ed il totale distacco fanno parte delle “manifestazioni” emotive del suo disturbo attuale e possono essere superate. Sta a noi riuscire ad accettare quanto a volte ci accade “dentro” come espressione di un disturbo, proprio come dobbiamo essere in grado di curarci se fossimo cardiopatici, diabetici, etc.
Cordiali saluti,
Prof. Massimo Biondi