fallito suicidio

    Pubblicato il: 21 Giugno 2010 Aggiornato il: 21 Giugno 2010

    DOMANDA

    Gentile professore le avevo scritto un pò di tempo fa per la mia depressione. Le cose sono precipitete venerdì 12 giugno ho ingerito un intero boccetto di talofen 4g/100ml poi del tavor e dell’efexor,l’intervanto di mio marito, la corsa in ospedale e poi il vuoto…il fallimento di essere ancora qui. Mi è stato proposto il ricovero che ovviamente ho rifiutato, sono in cura da una psichiatra e devo abbinare una psicoterapia, ora in casa non ho più farmaci è mio marito che agli orari concordati me li da,ho paura per i miei bimbi,che grazie ad una rete di amicizie riescono ad essere tenuti lontani da questa situazione.Io ho un totale distacco da tutto e tutti e penso che niente può servirmi.Se non la morte.

    RISPOSTA

    Gentile signora,
    non c’è niente di ovvio nel suo rifiuto al ricovero: lei sta male ed ha bisogno di cure e sostegno e forse il ricovero poteva essere una soluzione adeguata. Non si veda come una “malata per sempre” e non si giudichi: le malattie non sono una punizione divina ma un accadimento della vita di tutti noi. Accetti le cure e si dia tempo, la disperazione ed il totale distacco fanno parte delle “manifestazioni” emotive del suo disturbo attuale e possono essere superate. Sta a noi riuscire ad accettare quanto a volte ci accade “dentro” come espressione di un disturbo, proprio come dobbiamo essere in grado di curarci se fossimo cardiopatici, diabetici, etc.
    Cordiali saluti,
    Prof. Massimo Biondi

    Massimo Biondi

    Massimo Biondi

    Professore ordinario di psichiatria all’Università La Sapienza di Roma. Milanese, classe 1952, si è laureato in medicina e chirurgia all’Università La Sapienza di Roma nel 1979. Poi la specializzazione in psichiatria e l’insegnamento presso le università dell’Aquila, di Siena e la Cattolica di Roma. Oggi è professore ordinario di psichiatria alla Sapienza, ateneo nel quale […]
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