farmaci antiepilettici

    Pubblicato il: 8 Aprile 2010 Aggiornato il: 8 Aprile 2010

    DOMANDA

    Egregio dottore, poco più di un anno e mezzo fa mio figlio, di quindici anni, ha avuto una crisi epilettica che ha permesso di scoprire una MAV in sede temporale destra sottocorticale. La MAV è stata embolizzata con successo ma, ad un controllo successivo, è apparsa una porzione di nidus residua che ha indotto i medici a consigliare l’intervento chirurgico che contiamo di fare a breve. Sin dall’inizio mio figlio ha assunto Topamax 75 mg +75 mg prima, poi, dopo una seconda crisi, 100 mg + 75 mg. La mancanza di concentrazione, la difficoltà ad applicarsi, la stanchezza di alcuni momenti stanno compromettendo i risultati brillanti che prima conseguiva nelle materie scientifiche e ciò lo sta stancando e deprimendo. Sono i farmaci a causare tutto ciò o la patologia? Possiamo sperare in un futuro migliore o con l’intervento le cose potranno peggiorare? La ringrazio per le risposte che vorrà dare ai miei quesiti. Cordiali saluti

    RISPOSTA

    Gentile signora,

    per quanto la maggior parte dei farmaci antuepilettici possa interferire con la capacità di concentrazione, il loro uso rimane fondamentale ed anzi l’aspetto più importante è proprio un soddisfacente controllo delle manifestazioni epilettiche. La persistenza delle crisi, infatti, potrebbe avere conseguenze sicuramente più severe da un punto di vista cognitivo rispetto ai farmaci. Solamente controlli periodici presso il neurologo curante permettono di arrivare alla migliore terapia possibile con un giusto equilibrio tra gli effetti collaterali dei farmaci ed un efficace controllo delle crisi epilettiche.
    L’intervento chirurgico, come qualsiasi procedura invasiva, ha ovviamente dei rischi che, tuttavia, sono sicuramente inferiori ai possibili benefici in quanto vengono eliminate definitivamente possibili complicanze correlate alla persistenza di un residuo della malformazione artero-venosa.