fibrillazione atriale

    Pubblicato il: 25 Gennaio 2013 Aggiornato il: 25 Gennaio 2013

    DOMANDA

    Gentile dott.re
    Sono un quarantenne abituato agli sport(pesistica, nuoto..)e fisicamente snello.
    Questa estate ho avuto un episodio di fibrillazione atriale in vacanza dopo una nuotata in acqua dell’oceano alquanto fredda.
    Al pronto soccorso mi hanno praticato una flebo di amiodarone e dopo 7 ore il cuore è tornato a battere normalmente(dopo atto di urinare e, precedentemente, massaggio carotide e spremuta d’arancia per potassio basso.
    Ho sentito diversi pareri medici: un primo medico( che ha scoperto anche da holter prolasso valvola mitrale) ha continuato a darmi cordarone per prevenzione 3 volte settimana e mi ha sconsigliato lo sport, un altro mi ha tolto i farmaci e mi ha permesso di praticare tutti sport che voglio senza esagerare, un altro con parere simile su sport ma voleva provare almaritm.
    Da allora ho solo avuto altro piccolo episodio di fibillazione rientrato dopo qualche minuto, sempre nuotando ma in piscina coperta calda( da allora il nuoto ho paura a praticarlo).
    Nonostante il via agli sport di più medici, quando pratico attività fisica sento il cuore che ogni tanto batte in modo strano ( soprattutto su ciclette meno su tappeto)e ho spesso extrasistoli( le faccio notare che nelle normalità solo bradicardico).
    Possibile così tanti pareri diversi?
    Cosa posso effettivamente fare secondo lei( sia con i farmaci che con lo sport?.
    Non vorrei così giovane già imbottirmi di farmaci ne rinunciare all’attività fisica.

    Saluti.

    RISPOSTA

    Gli episodi di fibrillazione atriale possono insorgere in maniera parossistica anche in cuori fondamentalmente sani; lei è portatore di prolasso mitralico, anomalia frequente e solitamente benigna, ma per altre favorente le aritmie. Il fatto che i suoi disturbi insorgano in conseguenza di attività fisica impone l’esecuzione di un test ergometrico massimale con monitoraggio continuo e un monitoraggio holter del ritmo 48 ore determinante per eventuale terapia antiaritmica.