Fibrillazione atriale e pacemaker

    DOMANDA

    Sono un uomo di 83 anni, nel passato ho avuto 6 episodi di F.A. trattati con cardioversione elettrica. Attualmente la F.A. è divenuta cronica.
    Chiedo se si può applicare un pacemaker per la F.A. e se
    no, perché. Penso che sarebbe molto importante ripristinare il ritmo sinusale e mantenerlo, per una maggiore sopravvivenza. Grazie.

    RISPOSTA

    L’esito di una fibrillazione atriale recidivante è la sua cronicizzazione con necessità di assunzione della terapia anticoagulante e controllo della frequenza cardiaca. Il pacemaker è indicato solo se i valori di frequenza cardiaca scendono al di sotto di 40 min o se compaiono pause prolungate del battito cardiaco o sintomi legati alla bassa frequenza. Il mantenimento del ritmo sinusale è un obiettivo desiderabile ma se il rimodellamento della struttura e proprietà elettriche dell’atrio non lo consentono, ostinarsi ad ottenerlo potrebbe generare più problemi dell’aritmia.
    Purtroppo i processi degenerativi della muscolatura atriale non sono influenzabili e possono costituire dopo la VII decade la principale determinante dell’aritmia e della sua refrattarietà. Alcuni Aritmologi non escludono dalla possibilità di ablazione dell’aritmia in soggetti di età superiore a 80 aa ma i dati sono controversi ed i benefici nel lungo termine in questa fascia di età ancora da dimostrare, in particolare quando le dimensioni dell’atrio sono notevolmente aumentate.

    Gianfranco Sinagra

    Gianfranco Sinagra

    Professore di malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università degli Studi di Trieste. Nato a Palermo nel 1964, si è laureato all’Università degli Studi di Palermo e si è specializzato in cardiologia all’Università degli Studi di Trieste. Dirige la struttura complessa di cardiologia, il dipartimento cardiovascolare e la scuola di specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare agli Ospedali Riuniti […]
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