DOMANDA
Gentile dottore,
avrei bisogno gentilmente di un chiarimento.
Ho perso mia zia 85enne per coronavirus in una casa di riposo.
Scusi lo sfogo per lettera, ma Lei non crede che i medici non ha fatto nulla per salvare i nostri familiari, i poveri anziani, sono morti come Lei saprà circa 7.000 anziani in queste emergenza sanitaria.
Il Suo collega, nonché presidente di Italia longeva sulle reti nazionali non ha speso due parole di dispiacere, di condoglianze, ma ha riportato una frase che lascia perplesso: erano anziani e molti avevano patologie croniche.
Sono stati, come si legge, falsificati documenti per dire che gli anziani avevano malattie croniche, trattati a mio avviso in maniera disumana come in altre regioni, senza nessuna protezione.
Vorrei sapere se possibile il motivo di questa indifferenza medica e soprattutto il motivo per cui si sono verificati tutti questi decessi nella RSA anche in pazienti che non avevano patologie gravi?
Grazie
RISPOSTA
Gentile signore/a,
Mi scuso per il ritardo, dovuto anche all’impegno mio personale nella gestione dell’emergenza Covid. Ho seguito in questi mesi le vicende relative alle case di riposo. Dovrei conoscere con esattezza tutti i particolari. Le posso solo dire che, come ormai è noto, si tratta di un virus della famiglia dei Coronavirus, per intenderci i virus responsabili del raffreddore comune, con delle mutazioni che lo hanno reso più aggressivo e altamente contagioso. Soprattutto, un virus sconosciuto per l’uomo verso il quale non abbiamo ancora efficaci difese immunitarie. In questi casi i più a rischio sono i soggetti più fragili, ovvero gli anziani e i bambini (questi ultimi si sono rivelati fortunatamente resistenti). Nelle case di riposo si verifica il sommarsi di condizioni di alto rischio, ovvero una comunità chiusa di soggetti potenzialmente a rischio, cioè con poli-patologia cronica, in grado di contagiare anche i soggetti sani. A questo si unisce la grande incertezza iniziale, dal punto di vista sanitario e amministrativo, che ha contribuito a determinare la grande mortalità che ben sappiamo. Sull’eleganza formale, ovvero spendere qualche parola di solidarietà o anche di condoglianze verso i familiari dei pazienti e circa la falsificazione dei documenti posso dolermi, ma non posso fornire alcuna considerazione, che sarebbe comunque fiacca e inutile. Comprendo il suo sfogo. Si tratta purtroppo di una situazione drammatica che stiamo imparando ad affrontare con il massimo impegno giorno per giorno e senza risparmiarci, prova ne sono i numerosi colleghi, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si sono contagiati e in molti, troppi casi, sono morti per adempiere al loro dovere. La saluto