DOMANDA
Egregio Professore,
sono studente di medicina a cui hanno riscontrato un livello di IgE anti-lattice herb-v5 di 0,21 U/l (v.n.<0,1). Sintomatologia da sempre negativa e Prick test negativo. Nessun altro tipo di allergia documentata. Due interventi chirurgici per ernia inguinale da piccolo all'età di 1 e 5 anni e anche un cateterismo arterioso durato circa 3 ore due anni fa (quando non sapevo ancora della sensibilizzazione). Ho già sostenuto un colloquio approfondito con un "Medico Competenete" e con l'immunoallergologo specialista in lattice. Gradirei una sua opinione: Secondo alcuni, (ed è una mia speranza) le specializzazioni chirurgiche (verso le quali sarei interessato) si orienteranno sempre di più verso un futuro latex-free; Lei ritiene che che questa mia speranza sia realmente palesabile? Ritiene che debba invece indirizzarmi verso specializzazioni "meno chirurgiche possibili"? Quanto dovremmo attendere ancora prima che le autorità comprendano la necessità di investire sul latex-free, e perchè no, di mettere al bando strumentazioni chirurgiche ancora in lattice? La ringrazio della lodevole disponibilità, sperando in una Sua risposta, Distinti saluti.
RISPOSTA
Caro (futuro) collega,
nella tua domanda, molto interessante, mi sfugge il motivo della ricerca di IgE anti-lattice, se non sei allergico e sei asintomatico. Non mi risulta che gli studenti delle facoltà di medicina italiane siano sottoposti a questo tipo di indagini per finalità preventive; semmai, in alcuni casi, gli accertamenti richiesti sono inappropriati o discriminatori (vedi: Magnavita N, Baldasseroni A, et al. Idoneità all’ammissione ai Corsi di Laurea di area sanitaria. Confusione e discriminazione. G Ital Med Lav Ergon 2010; 4 (Suppl 2): 324-6), ma generalmente nessun servizio di sorveglianza sanitaria delle università italiane, che io sappia, cerca di accertare l’allergia al lattice come misura preventiva per una esposizione professionale che potrebbe eventualmente avvenire tra qualche anno. Devo quindi immaginare che tu abbia agito da solo, effettuando un test senza motivazione clinica (cosa che non rientra nelle buone prassi mediche) e senza una esatta valutazione del rischio (cosa che non rientra nelle buone prassi di prevenzione). Il risultato, quando ci si discosta dalle buone prassi, è quello che sperimenti: nessuno sa che pesci pigliare. I colleghi che hai consultato non hanno potuto dirti altro che “forse” in futuro il latex sarà meno usato, “forse” addirittura bandito (?). Nessuno può onestamente dirti; a) se la positività del test corrisponda ad un futuro rischio di malattia; b) se questa malattia sarà di tipo localizzato (cutaneo) o sistemico (respiratorio); c) se sarai esposto a rischio, e di quale intensità, d) se e quanto la futura esposizione professionale aggraverà la malattia.
Il tema delle allergie è uno dei più complessi della medicina. Le modalità di trattamento delle allergie, compresa quella al lattice, sono ancora controverse, ma vi sono risultati molto incoraggianti. Quello che deve essere curato è la patologia, non la positività di un test che, come tutti i test, ha la sua variabilità. Nessuno può dire oggi se sarai positivo al lattice fra qualche anno quando entrerai in sala operatoria. In ogni caso è raccomandato l’uso personale di guanti non in lattice. Inoltre si deve ricordare che l’allergia non è l’unica causa delle manifestazioni morbose correlate ai guanti in lattice: lo stress lavoro-correlato, l’ansia e la depressione ne sono cause molto rilevanti (cfr.: Magnavita N, Elovainio M, Heponiemi T, et al. Are skin disorders related to work strain in hospital workers? A cross-sectional study. BMC Public Health 2011, Jul 28, 11:600. ). Perciò non posso che invitarti a scegliere con serenità il tuo futuro professionale, senza paure che al momento non paiono sufficientemente motivate.