DOMANDA
Preg.mo Prof., mi scusi se La disturbo. Sarò sintetico cercando di essere (relativamente)esaustivo: mio cugino, 46 anni, lo scorso anno è stato operato due volte al cervello per glioblastoma multiforme di IV° grado (scoperto ca 1 anno e mezzo fa) ed ha effettuato radio+Temodal, ma il temodal non lo ha sopportato per complicazioni(e quindi lo ha lasciato). Ha iniziato l’Avastin da circa 6 mesi, ma all’ultima RM (1 mese fa) sono (ri)apparse infiltrazioni, in particolare in sede di ventricolo dx; da qualche settimana ha iniziato, in associazione all’avastin, l’Irinotecam, ma con qst farmaco vomita e sta male. Da una settimana ogni tanto vede sdoppiato, ecc.
Le chiedo:
1) in linea di max OVVIAMENTE (!), si potrebbe – per quelli che sono i protocolli della scienza chirurgica – effettuare un terzo intervento (vista ormai la situazione E visto che la speranza è l’ultima a morire)? Cosa si rischierebbe (sempre che di rischio possa parlarsi innanzi a tale situazione attuale)?
2) vi sono in Italia/estero o al Mondo (e dove eventualmente!) dei clinical trials a livello sperimentale (per simile patologia specifca) cui potersi eventualmente sottoporre (anche se vi sono rischi) o cmq entrare in contatto/anche semplicem. per parlare? Quali sono i trattamenti innovativissimi allo studio per il gliobl. IV?
3) in questa situazione, per quello descritto (ovviamente in linea generica), quale potrebbe essere l’aspettativa di vita ancora?
Abbiamo bisogno di sapere. Ci dica! Grazie
RISPOSTA
quando vi è una localizzazione di glioblastoma multiforme in sede, ad es. frontale, si può star certi che vi sono cellule di questo tumore disperse anche al capo opposto del cervello (ovvero in sede occipitale) e viceversa. Ovvero, una radicalità chirurgica è impossibile ed altrettanto si può dire per una radicalità (di rimozione delle cellule tumorali) offribile dalla chemio o dalla radioterapia. Al più si può parlare, usando una combinazione terapeutica (int + chemio + radio) di un prolungamento dei tempi di sopravvivenza, ad essere generosi, da un anno in una storia naturale ai due, raggiungibili con tutte le terapie associate. Suo cugino è stao operato già due volte. intervenire ulteriormente lo vedrei come accanimento terapeutico. Su altri versanti della terapia non cerchi poi impossibili soluzioni all’estero, il livello della medicina in italia è tra i più alti del mondo e meraviglie altrove, su questo soggetto non ne potrete incontrare. Piuttosto è possibile ovviare ad un problema “in itinere” causato da parte del tumore che si ingrandisce, ovvero il blocco della circolazionen liquorale, in uno o in due ventricoli. Sicuramente questo è un problema aggiuintivo che viene attualmente valutato dai neurochirurghi che seguono il paziente, problema cui essi possono porre momentaneo rimedio con una derivazione. Quanto all’aspettativa di vita è azzardato per me, in assenza dell’iconografia e del quadro clinico del paziente, porre dei tempi limite, anche generici, ma, come dicevo, l’aspettativa massima di vita per questi pazienti è sui due anni….