DOMANDA
Buongiorno Dott. Foresta,
sono due anni che proviamo ad avere un figlio.
Ho avuto un as a gennaio del 2017, le beta crescevano bene ma non abbiamo mai sentito il battito. Ho poi espulso la decidua endometriale senza bisogno di ulteriori interventi. Da lì a seguire subito due biochimiche a marzo ed aprile. Poi accertamenti di tutti i tipi, genetici e non, tutti negativi a parte una mia mutazione mthfr in eterozigosi. Fatta anche un’isteroscopia diagnistica, ed una operativa per rimuovere una leggera selletta onde evitare che fosse questo il problema. Fatta anche cura antibiotica per una leggera infiammazione visualizzata. Di nuovo una biochimica pertanto fatta nuovamente un’isteroscopia diagnostica per verificare che anche l’infiammazione fosse scomparsa. Fatti anche analisi su mio marito: è risultata una frammentazione dna del 34% e, da Aprile 2018 ad oggi, sta facendo la cura iniziata con gametogen e proseguita con piùfertil. A Luglio un nuovo test positivo, preso progesterone ed apirinetta come le scorse volte oltre a deltacortene, progynova, prenius e solito decorso: beta non rilevate, quindi ancora biochimica a 5+3. Ad Ottobre nuova biochimica: stavolta coincisa con – abbiamo scoperto giorni dopo – la fase acuta di toxoplasmosi. Sono pertanto in attesa di superare questo problema e procedere con ulteriori tentativi anche ci vuole del coraggio. Chiedo pertanto il suo parere per valutare se effettuare anche il controllo (credo l’unico che ad oggi non è stato eseguito) dell’HPV sullo sperma.
La ringrazio fin da ora per il supporto e la saluto.
P.
RISPOSTA
Gentile Signora,
da quanto scrive certamente sono emerse nel corso dei vari tentativi che avete effettuato problematiche di tipo femminile che possono aver contribuito agli esiti negativi degli stessi. Considerato, però, che anche dopo l’apparente risoluzione delle alterazioni femminili che potevano aumentare il rischio di abortività spontanea tali episodi sono proseguiti, ritengo opportuno escludere che non vi siano contribuiti maschili a ciò. E’ indicato, a mio avviso, oltre allo studio della frammentazione del DNA spermatico di cui già fa menzione, anche cercare il papillomavirus sugli spermatozoi mediante ibridazione in situ e sul liquido seminale mediante tipizzazione nonchè analizzare le aneuploidie spermatiche. Utile, se non già eseguita, anche effettuare l’analisi del cariotipo per entrambi i partner.
Vi saluto cordialmente
Carlo Foresta