DOMANDA
Gent.issimo Dott. Mari – mi chiamo Paolo ed ho 61 anni – inizio fastidio da prurito estate 2014.
A novembre 2014 comincia un fastidio continuo che si manifesta tutte le sere. Oltre al prurito insopportabile comparivano macchie rosse in leggero rilievo nei punti del prurito: braccia, dorso delle mani, gambe, dorso del piede, schiena a caso, ogni sera un posto diverso, con l’eccezione di petto pancia quadricipiti e faccia. Il medico di base mi prescrive esami del sangue (non so come allegare), di routine e in aggiunta il test di reazioni allergiche, oltre al Pafinur una compressa ogni sera e con questo tengo sedato il prurito. Il 19 febbraio visita medica specialistica: racconto la storia fino a quel momento e il fatto che ogni sera, davanti alla tv, mangio semi di zucca e arachidi, questo ormai da anni. Il dottore, letti gli esiti degli esami, mi consiglia di eliminare dalla dieta tutta la frutta secca, semi di zucca compresi. Poi mi chiede di continuare con l’antistaminico ancora per circa 20 giorni e tornare da lui per effettuare test allergologici specifici dopo aver smesso l’antistaminico per almeno 4 giorni.
Così faccio e torno dal medico per i test in data 20 marzo. A quella data avevo smesso l’antistaminico da circa 10 giorni e non avevo più mangiato frutta secca ed ogni cibo fritto.
Purtroppo gli esami cutanei, una gocciolina di essenza posata sull’avambraccio per testare la reazione, non danno nessun esito; pare che la pelle non sia reattiva dato che anche dove il medico ha posizionato l’istamina il ponfo generato è molto piccolo.
Nei 10 giorni di pausa dell’antistaminico prima della seconda visita in effetti non avevo avuto reazioni allergiche, poi, proprio il giorno prima della visita, ho mangiato un pezzetto di colomba e qualche mandorla (4 o 5) e subito la sera ho avuto la reazione allergica. Pare essere la controprova della efficacia della scelta: eliminazione della frutta secca. Il dottore mi consiglia un altro antistaminico nell’eventualità di nuove manifestazioni, il Robilas e ci lasciamo con l’accordo che l’avrei ricontattato in caso di bisogno.
Il seguito della storia: nei giorni immediatamente successivi alla seconda visita (20 marzo) mi torna il prurito e le manifestazioni allergiche. Do la colpa ai test effettuati e forse anche alle mandorle, quindi riprendo per 4 o 5 giorni l’antistaminico nuovo. Il prurito passa, quindi smetto di nuovo l’antistaminico.
Dopo circa una settimana, continuando comunque nella dieta, ricomincia la manifestazione allergica, al che, dopo due sere difficili, decido di riprendere l’antistaminico per qualche giorno (4 giorni) e poi smettere di nuovo. Oggi 7 aprile sono al secondo giorno dopo avere smesso l’antistaminico.
La mia ipotesi a questo punto è che ci sia qualche altra sostanza oltre alla frutta secca a causarmi l’allergia. Che l’antistaminico formi una barriera protettiva che dura dopo che l’ho smesso in proporzione al tempo di assunzione e che trascorso il tempo barriera torni l’allergia.
RISPOSTA
Gentile Lettore,
la negatività dei test cutanei è stata ragionevolmente interpretata come una ridotta reattività cutanea, ma in questi casi, prima di instaurare una dieta di esclusione, si sarebbe dovuto sottoporre al dosaggio delle IgE specifiche sul sangue. Questo test, disponibile sia per gli estratti dei semi sia per molte molecole allergeniche contenute nei semi stessi, permette di aggirare molti limiti del test cutaneo e permette di orientare con maggior precisione le decisioni successive.
Inoltre, la recidiva delle manifestazioni cutanee alla reintroduzione dei semi può essere stata una mera coincidenza. Infatti successivamente pur continuando l’esclusione dei semi ha manifestato ancora sintomi. Ha ragione nel pensare che ci possa essere un’altra fonte allergenica coinvolta cui lei continua ad essere esposto. La soluzione migliore in questi casi è l’esecuzione del test in multiplex (es. ISAC112) dove vengono testate un numero elevato anche se non infinito di possibili allergeni. Il risultato di questo test permetterebbe di fugare i dubbi residui del ruolo dell’allergia alimentare nel determinare i suoi sintomi.
Le aggiungo in ultimo che non sempre l’orticaria come la sua ha l’allergia come meccanismo determinante. Esiste una forma di orticaria chiamata Cronica Spontanea (CSU) molto più frequente di quanto non si pensi e a tutte le età. La diagnosi si pone sia dall’andamento clinico dei sintomi sia con la negatività dei test per l’allergia.
Cordiali saluti
Adriano Mari