DOMANDA
Gentile Professore,
sono una ragazza di 24 anni a cui, in seguito a gastroscopia, è stata diagnosticata un’incontinenza cardiale. Come da prescrizione medica, ho assunto pantoprazolo per 8 settimane, poi l’ho abbandonato. I miei fastidi (bruciori permanenti, cattiva digestione, difficoltà a dormire) sono migliorati solo lievemente e sono tornati a regime dopo pochissimo tempo. L’assunzione di Gaviscon mi permette di addormentarmi, ma di giorno non ha effetti apprezzabili.
Il mio medico di famiglia dice di iniziare a prendere in considerazione il ricorso a un intervento chirurgico (ma, se ho ben capito, esso non assicura una guarigione completa).
Sarei interessata a conoscere la Sua opinione.
La ringrazio per l’attenzione.
Rosa
RISPOSTA
gentile signorina,
l’incontinenza cardiale diagnosticata all’endoscopia è una diagnosi puramente inventata, di comodo. L’endoscopia è fatta per descrivere lo stato della mucosa, non la continenza degli sfinteri. Per questo scopo esiste una tecnica che si chiama manometria, mentre la pH(impedenzo) metria misura la conseguenza dell’incontinenza, vale a dire il verificarsi di reflusso gastro-esofageo. In assenza di questi due esami, l’indicazione alla chirurgia è totalmente infondata. Penso che lei debba prima assumere una terapia efficace (ad esempio con IPP) e/o un’adeguata valutazione specialistica prima di prendere in considerazione ipotesi chirurgiche.