DOMANDA
Egregio Professore,
sono studente di medicina ed ho alcuni dubbi, non completamente chiariti dai testi, circa le indicazioni di una RM mammaria. Oltre alla stadiazione prechirurgica e la ricerca di tumore primitivo occulto mtx, c’è il ben noto (in questi giorni) monitoraggio di pz a rischio genetico (BRCA1+, BRCA2+). Però ci sono anche dei limiti come le lesioni maligne altamente vascolarizzate (es: K. lobul. infiltrante, ETP in situ) o quelle benigne poco vascolarizzate (displasie o les. infiammatorie)(almeno così mi è stato detto). Bene, vengo al dunque: al controllo mammografico mia madre (età 48) presenta microcalcificazioni distrofiche bilaterali. I seni sono densi e quindi la radiologa Ha eseguito un’Eco, non riscontrando lesioni focali. La zia paterna di mia madre è deceduta per K mammario nel 1999. Il nonno paterno di mia madre è deceduto per K prostatico negli anni 80. Quindi ho supposto una probabile alterazione dei geni BRCA, ma senza far eseguire il Test a mia madre. Mi affretto a concludere:
1)Lei mi consiglia di sottoporre mia madre al test BRCA1-2?
2)Il caso di mia madre è idoneo ad eseguire controlli preventivi con RM mammaria al posto della mammografia (anche per risparmiare dose radiogena annuale) o in integrazione ad essa?
3)nel caso in cui fosse consigliata la RM mammaria essa va associata ad una RM pelvica o basta un eco transvaginale per il controllo ovarico?
La ringrazio per la lodevole disponibilità e mi scuso per il disturbo. NL
RISPOSTA
Caro studente NL,
innanzi tutto le auguro uno studio sereno e proficuo.
Le indicazioni alla RM delle mammelle sono da tempo codificate, anche se un uso clinico al di fuori delle stesse può essere preso in considerazione in determinate circostanze.
Oltre a quanto da lei citato, ricordo che la RM è impiegata anche nella valutazione della risposta alla terapia neo-adiuvante, nella diagnostica differenziale tra recidiva e cicatrice nelle donne operate e, infine, nell’analisi delle protesi.
Per quanto riguarda la mamma non vedo alcun elemento che la possa inquadrare nei gruppi a rischio eredo-familiare: i criteri d’inserimento sono infatti molto più stretti rispetto a quelli da lei segnalati e prevedono almeno 3 parenti di 1° grado con tumore mammario, tumori insorti in giovane età etc. Pertanto non c’è indicazione ad effettuare un test genetico, che da quanto mi è noto richiede analisi di laboratorio complesse e tempi lunghi d’esecuzione, con bassissime probabilità statistiche di esito positivo con l’anamnesi riferita . Su questo punto peraltro segnalo che esistono centri di “counseling” molto validi, che possono fornirle una risposta specialistica con più ampie spiegazioni.
Rimane da discutere il problema diagnostico della mamma il cui seno è “denso” alla mammografia . L’associazione con l’ecografia è tuttora metodologia adeguata e corretta nei controlli preventivi anche in questi casi, sopperendo l’ecografia ai limiti della mammografia specie nel riscontro di lesioni nodulari.
L’indicazione alla RM dipende ovviamente dalle problematiche poste al momento del controllo, dall’esito dello stesso e dalle deduzioni del radiologo: in caso di esame negativo di regola ci si ferma. A proposito desidero ricordare che la RM può introdurre anche dei “falsi positivi”, difficili da risolvere e, spesso, con costi biologici (biopsie inutili).
Al momento la comunità scientifica ritiene che la RM non sia idonea a sostituire la mammografia nei controllo routinari non perché non abbia elevate performance diagnostiche, ma perché richiede tempi lunghi di esecuzione, è più indaginosa, necessita dell’uso del mezzo di contrasto, ha costi elevati, richiederebbe probabilmente l’introduzione di un parco apparecchiature forse insostenibile.
Infine per l’apparato ginecologico è bene seguire i consigli dello specialista in materia.
Cordiali saluti
Luigi Pescarini