DOMANDA
Gentile dott. Codipietro,
sono da anni affetto da discopatia multipla con protrusioni erniarie e una sintomatologia algica cronica. Già sottoposto a RDF senza risultato, desidererei una descrizione dettagliata della reliefer therapy( per la quale sono già in lista d’attesa ):
– procedura ( durata, dolore, eventuali effetti collaterali e rischi )
– percentuale di riuscita del trattamento e durata dell’effetto
– in caso di mancato effetto terapeutico, altre eventuali trattamenti ( palliativi o risolutivi? )suggeriti
Il dolore cronico si è rivelato resistente a terapie farmacologiche con oppiacei ( gocce 30 x 3 al dì) o antinfiammatori, a trattamenti chiropratici e fisioterapici;
è quotidiano ( diurno e notturno ) con periodi di acuzie da blocco erniario, da più di 20 anni
Ringraziandola anticipatamente attendo con ansia la sua risposta,
Cordiali saluti
RISPOSTA
Le terapie intradiscali sono indicate per i dolori discogenici e per i quali la diagnosi viene effettuata con un esame detto “discografia provocativa” attraverso un ago dedicato che penentra dentro il disco intervertebrale e simula un dolore con le stesse caratteristiche di cui il paziente soffre ma con una intensità maggiore. Parallelamente i dischi intervertebrali superiore e inferiore devono essere negativi allo stesso esame. In questo modo si identifica il disco che provoca il dolore, confermando la diagnosi di dolore discogenico.
A parte le terapie chirurgiche di stabilizzazione della colonna con protesi, esistono alcune tecniche percutanee che si sono sviluppate in questi ultimi anni che rientrano sotto la categoria di terapie intradiscali. Ad esempio la IDET (Intradiscal Electrothermal Therapy) che è attualmente la tecnica che è stata maggiormente vagliata ai trial clinici, la TDBA ( TransDiscal BiAcuplasty) e l’anuloplastica a radiofrequenza ( Radiofrequency Annuloplasty).
Indicazioni
. Dolore assiale/meccanico da almeno 6 mesi
. Fallimento dei trattamenti conservativi
. Dolore concordante durante una discografia lombare provocativa a livello di 1 o 2 dischi a bassa pressione (< 50 psi) con disco di controllo negativo ad 1 o preferibilmente due livelli adiacenti . Esame fisico . Età > 18 aa
. Riduzione dell’altezza del disco inferiore al 50%
. Assenza di deficit neurologici in corrispondenza della sede da trattare
. La Risonanza Magnetica esclude la compressione radicolare, infezioni o tumori.
Il livello di evidenza scientifica del beneficio per il paziente sottoposto a terapia è solo intermedio (II-2). Il livello di raccomandazione è definito dalla società ASIPP come debole.
Negli studi effettuati la riduzione del dolore della maggioranza dei pazienti statisticamente significativo è stato osservato per periodi non superiori a 12 mesi.
Le altre tecniche sopra riportate sono state studiate meno con metodo scientifico e quindi presentano livelli di evidenza inferiori.
Esiste poi la categoria delle tecniche di decompressione discale percutanea, PDD (Percutaneous Disc Decompression) in cui possiamo annoverare la discectomia percutanea lombare automatizzata (APLD Automated Percutaneous Lumbar Discectomy), la discectomia laser lombare percutanea (PLLD Percutaneous Lumbar Laser Discectomy) entrambe raccomandate dalla società ASIPP. Suffragata in misura minore da studi clinici randomizzati è la nucleoplastica a radiofrequenza, la Mechanical High Rotation per Minute Device con la sonda Dekompressor.
Indicazioni:
. Sintomatologia sciatalgica unilaterale maggiore di quella lombalgica da almeno 6 mesi
. Radicolopatia che correla con il referto della Risonanza Magnetica Nucleare
. Positivi i segni di stiramento radicolare
. La RMN indica un’ernia discale sublegamentosa
. Riduzione dell’altezza del disco inferiore al 50%
Gli studi effettuati mostrano comunque risultati incoraggianti sia sul breve periodo che oltre l’anno dopo l’intervento.
Il reliefer si posiziona tra le tecniche di decompressione discale e si distingue per la tipologia del device dedicato.
Le indicazioni sono le stesse.
I livelli di evidenza scientifica e di raccomandazione delle società internazionali del dolore sono inferiori rispetto alle altre tecniche.
I rischi comuni a tutte le procedure discali sono: lesioni nervose, infezioni discite, emorragie, sviluppo di instabilità vertebrale, danneggiamento del piatto vertebrale e riduzione dello spazio discale.
Tutti i trattamenti discali vanno seguiti da un periodo di convalescenza
Cure post-procedura
– Dotarsi di un busto ortopedico da indossare tutti i giorni per 6 settimane, che potrà togliere solo per fare la doccia e coricarsi. Questo permetterà di limitare i movimenti e proteggere la schiena;
Istruzioni per il giorno della dimissione
– Non guidare né utilizzare macchinari;
– Non intraprendere nessuna attività fisica faticosa;
– Indossare il busto ortopedico per 6 settimane;
– Non immergersi nella vasca da bagno, ma preferire la doccia;
– Osservare un normale regime alimentare;
– I cerotti applicati potranno essere rimossi il giorno dopo la procedura;
– Il giorno stesso della procedura si potrà applicare un impacco con ghiaccio, mentre il giorno successivo si potranno eseguire impacchi tiepidi nel caso in cui si dovessero sentire dolori al cessare dell’effetto dell’anestesia.
– In caso di comparsa di forte cefalea o forte dolore nel sito dell’iniezione accompagnato da gonfiore ed arrossamento, recarsi al pronto soccorso in quanto è opportuno sottoporsi ad esame medico per valutare eventuali complicazioni o sanguinamento;
– In caso di peggioramento del dolore o comparsa di febbre o brividi, contattare il proprio medico e il Centro di Terapia del Dolore;
Istruzioni per le attività fisiche da osservarsi dopo la procedura
– Riposarsi per 1-3 giorni dopo la procedura in posizione comoda, ovvero in posizione sdraiata o semisdraiata. Non restare in posizione seduta o camminare più di 10-20 minuti alla volta.
Ripresa dell’attività lavorativa
Se si svolge un lavoro sedentario si può tornare a lavorare dopo due settimane. Per altri tipi di lavori, in particolar modo se si svolgono importanti sforzi fisici, la decisione verrà assunta dal medico curante.
Guida
Astenersi dalla guida per 1-5 giorni. Poi limitare la guida a 20-30 minuti per le prime 6 settimane. Potrebbe rendersi necessario l’uso di un cuscino. Come passeggeri reclinare il sedile e limitare l’uso dell’automobile a meno di 45 minuti per le prime 6 settimane. Il giorno della procedura ci si potrà sedere in posizione semiseduta reclinando il sedile, o ci si potrà sdraiare sul sedile posteriore.
Posizione seduta
Limitare a 30-45 minuti alla volta per le prime 6 settimane, su sedie che offrano un buon supporto. Evitare poltrone o divani morbidi. Intervallare i periodi trascorsi in posizione seduta con delle brevi pause stando in posizione eretta o camminando.