DOMANDA
Gent.mo dott. Bergamini:
Sono Maria della prov. di RA.Ho letto
l’articolo sull’Alzheimer su “OGGI”.Leggo con molto interesse tutto ciò che riguarda l’argomento perchè questa terribile malattia è presente nella mia vita in quanto mio padre(deceduto 3 mesi fa a 89 anni)ne è stato colpito e così suo padre anche se in maniera meno aggressiva.Io stò per compiere 50anni e vivo nel terrore di essere colpita a mia volta.La mia speranza è nella Ricerca,anche se sappiamo tutti quanto l’obiettivo di una cura sia lontano.Per questo ho donato i soldi raccolti al funerale di mio padre all’Istituto”Besta” di Milano ben sapendo che sono una goccia nel mare.Le chiedo:c’è qualcosa di concreto che io possa fare per sapere già da ora se sono a rischio di contrarre la malattia?
La ringrazio se vorrà rispondermi.
Distinti saluti
Maria P
RISPOSTA
Buona sera. Scusi il ritardo con cui Le rispondo. Come probabilmente Le è noto, la malattia di Alzheimer è conseguenza di gravi lesioni delle cellule nervose, che possono andare a morte per apoptosi. Il danneggiamento e la morte cellulare determinano una atrofia del tessuto nervoso centrale, che a partire da alcune regioni particolarmente sensibili si estende poi a tutta la materia grigia. Il danno cellulare nelle forme pure (cioè non dovute almeno in parte al coesistere di fenomeni ischemici o tossici), è conseguenza del danno provocato da radicali liberi, cui le cellule del soggetto predisposto alla malattia di Alzheimer sarebbero particolarmente sensibili. A Pisa e a Roma sono in corso studi per verificare se questa abnorme sensibilità al danno radicalico sia evidente anche in membrane di altre cellule dell’organismo, ed in particolare degli eritrociti. I dati sembrano positivi, si tratta però al momento di risultati del tutto preliminari, ottenuti su un numero molto limitato di soggetti. Mi contatti fra qualche mese per sapere come stanno evolvendo le ricerche, e se il test che verrà messo a punto sarà effettivamente in grado di distinguere soggetti con patologia di Alzheimer da soggetti normali e, ancora più importante, se si potrà ritenere che possa riconoscere persone a maggior rischio di sviluppare in futuro la patologia, se abbia cioè valore predittivo. Avere l’informazione di essere a rischio non è però premessa indispensabile per avviare un intervento preventivo volto a rendere le cellule più resistenti al danno radicalico e a contrastarne l’invecchiamento. Potrà trovare una spiegazione dettagliata in un libro recentissimo che posso raccomandarLe senza cadere in conflitto di interessi, pur essendone l’autore, perchè ho rinunciato ai diritti di autore per favorire il contenimento dei costi. Il titolo del libro è “L’arte della longevità in buona salute” l’editore è ETS pisa. Nel libro troverà in dettaglio i meccanismi dell’azione anti-invecchiamento di sostanze (omega-3 e fitocomplessi contenenti polifenoli del vino rosso e resveratrolo in proporzioni ottimali) oggi raccomandate per la prevenzione primaria della malattia (cioè già prima della comparsa di sintomi) e sicuramente innocue. Nel libro vedrà anche che l’efficacia di queste sostanze protettive potrà essere potenziata dall’adozione di interventi nutrizionali e di stile di vita motorio ben coordinati, in un protocollo ormetico (DANI: dynamic antiaging nutritional intervention). Naturalmente sono a Sua disposizione per qualunque chiarimento.