k intestinale con carcinosi peritoneale

    Pubblicato il: 21 Febbraio 2019 Aggiornato il: 22 Febbraio 2019

    DOMANDA

    Salve,

    vorrei porle il caso di mia mamma in esame. Età 52 anni, le hanno diagnosticato un tumore al colon (sigma) T4 con metastasi al duodeno, metastasi epatiche e carcinosi peritoneale. Non potendo eseguire intervento chirurgico, è da novembre 2017 che è sottoposta a continua chemioterapia. Ha eseguito 12 cicli di Folfox, dopo i quali la TC era pulita, marcatori rientrati e assenza di versamento nell’addome. Ha proseguito con 6 cicli di 5-fu dopo i quali tuttavia è apparsa una ripresa della malattia con significativo versamento peritoneale e vari linfonodi sospetti. Da settembre le hanno iniziato FOLFIRI. A dicembre la situazione è apparsa bloccata, sta proseguendo con FOLFIRI e a marzo rifarà i controlli. Quali possono essere i seguenti strumenti da utilizzare? Quali altre terapia vi sono a disposizione? Un mese fa i marcatori non erano rientrati (Ca 19.9 a 495).

    Con la sola terapia, è possibile ridurre la carcinosi peritoneale e portare il caso all’operabilità?

    La ringrazio dell’attenzione

    RISPOSTA

    Gentile Sig o Signora, il suo quesito è, come può immaginare di difficile soluzione.La situazione della Mamma è quella ,sostanzialmente, di una persona ancora giovane  affetta da un Tumore avanzato che ha cioè superato non solo i confini dell’organo da cui ha tratto origine ma che si è diffuso ad altri organi a distanza ed  ha invaso anche il peritoneo. Questo rappresenta una fase di progressione della malattia che viene definita  sistemica e come tale non trae giovamento dalla chirurga . Questo innanzitutto il motivo per il quale la Mamma è stata dichiarata non operabile. Il tipo di terapia che possiamo ipotizzare è dunque prevalentemente di tipo palliativo, inteso cioè a mantenere il più possibile accettabile la qualità della vita , riducendo dolore e conseguenze ostruttive intestinali. In questo senso la chirurgia potrebbe avere un ruolo citoriduttivo ma, da quanto Le è stato detto, non vi è indicazione in questo senso.  I cicli di chemioterapia eseguiti hanno comunque avuto  un riscontro positivo e questo potrebbe ricondurre la situazione ad una condizione generale nella quale la chirurgia potrebbe essere ripresa in considerazione. Questo aspetto però va valutato con molta attenzione assieme al Suo Oncologo.  Per quanto attiene alla Carcinosi peritoneale ,  se ancora presente, l’unico ulteriore strumento terapeutico ,a mia conoscenza, al quale fare ricorso potrebbe essere rappresentato dalla PIPAC ( Chemioterapia Intraoperatoria pressurizzata in forma di Aerosol)  utilizzabile , dopo attenta valutazione  con l’Oncologo, nei casi di carcinosi Peritoneale da Carcinoma del Colon retto non suscettibile di chirurgia citoriduttiva. In definitiva, con tutte le riserve che la particolarità e delicatezza del caso impone,  Le consiglio comunque di fare riferimento sempre al Suo Oncologo, e di concordare assieme a lui ed alla Sua equipe medico – chirurgica ogni ulteriore decisione.

    Un caro saluto.

     

    Michele Rubbini

    Michele Rubbini

    TUMORI DELL’APPARATO DIGERENTE. Professore associato di chirurgia generale all’Università di Ferrara. Nato a Ferrara nel 1953, si è laureato all’università della stessa città e si è specializzato in chirurgia generale. Dal 1997 al 2007 è stato direttore dell’unità di chirurgia generale dell’ospedale di Stato della Repubblica di San Marino. Oggi dirige l’unità operativa di chirurgia […]
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