DOMANDA
Gent.mo Dott. MIRAGLIOTTA,
nostra madre, di anni 85, dopo un’intervento al colon, preoccupati per delle febbri molto forti e tremori, abbiamo fatto delle analisi che hanno rilevato la presenza di “Klebsiella Pneumoniae” nelle urine. Allo stato attuale la mamma è costretta all’ utilizzo del catetere per evitare che la Klebsiella attacchi i reni provocando forti febbri e tremori. Da considerare che la mamma non ha altri malanni tipici dell’età (diabete, glicemia, azotemia, cuore, osteoporosi).
I’urologo che segue la mamma ci ha detto che, appena avrà raggiunto un minimo di autonomia di deambulazione (ad oggi è su sedia a rotelle), ci giocheremo quell’unico antibiotico con resistenza intermedia (Gentamicina), in caso contrario la mamma sarà costretta all’utilizzo del catetere per il resto dei suoi giorni.
Ora noi ci rivolgiamo a lei per sapere se vi sia la possibilità di avere un mix di antibiotici che possano essere più efficaci della sola Gentamicina, anche perché, essendo la mamma monorene, la Gentamicina potrebbe risultare troppo forte, infatti la Gentamicina è stata già utilizzata (somministrata in 2 volte nella giornata) e la Klebsiella era sparita dall’urinocoltura, ma in seguito è ricomparsa.
In attesa di Suo cortese consulto porgiamo distinti saluti.
RISPOSTA
Klebsiella pneumoniae è un batterio frequentemente responsabile di infezioni urinarie e, nel caso segnalato, probabilmente acquisito in ospedale. Purtroppo non si evince dalla vostra lettera se è stato approfondito il quadro di resistenza antibiotica; mi sembra di capire che solo la gentamicina abbia una modesta attività. Non viene detta la carica batterica urinaria del germe, dato molto importante. Devo dire però che il catetere urinario a permanenza può rappresentare di per sé un fattore predisponente alle infezioni urinarie in quanto consente ai batteri di moltiplicarsi sulla sua superficie all’interno di strutture protette che gli stessi microrganismi si costruiscono, chiamate biofilm. Io consiglierei un consulto di un infettivologo che sicuramente può orientare la terapia, eventualmente utilizzando qualche antibiotico, come la colistina, che però richiede molta prudenza, soprattutto nel paziente monorene.