La vivacità…..

    Pubblicato il: 28 Marzo 2011 Aggiornato il: 28 Marzo 2011

    DOMANDA

    Buongiorno Dottore,

    ho due figli, la prima Giulia di 5 anni e il secondo Alessandro di 3 anni.I miei bambini sono vivaci, questo stato mi ha sempre resa contenta,amo la loro irruenza. Il piccolo Alessandro però alla materna lanciava oggetti fino a poco tempo fa, a tavola fa cadere bicchieri e piatti, non vuole completare i lavoretti, tira calci ai giochi,per dormire serve una santa che lo tenga.Il tutto lo fa col “sorriso sulle labbra” si vede che non lo fa per sfogare rabbia o tensione,anche a casa, sà che non deve lanciare oggetti in testa ma ogni tanto ci prova, anche se io lo rimprovero,e il suo sguardo quando commette queste marachelle( che diventano giochi pericolosi) è di chi gioca, non si rende conto che sta facendo male, che fa piangere, o alla materna non si rende conto che quella cosa non si fa perchè sbagliata.A casa non combina tutti questi guai, diciamo che riesco a gestirlo. Le maestre se ne lamentano ma poi aggiungono che è piccolo.Cosa fare? Grazie! Manuela

    RISPOSTA

    Gentile Manuela,

    in questa fase della sua crescita Alessandro sta imparando cosa è o non è in grado di fare. Questa è l’età degli estremi: in alcuni momenti si sente capace di ogni cosa, in altri si abbatte di fronte alle difficoltà. Ne consegue un completo disequilibrio, dovuto al suo atteggiamento “estremista” e alla instabilità delle sue reazioni emotive. Ecco perché qualche volta, di fronte alle minime difficoltà, reagisce come un tiranno, cercando di imporsi con la forza: in pratica è un suo modo di reagire e di difendersi dalla sensazione di essere piccolo e debole. Inoltre il bambino ha di fronte a sé i genitori, che ai suoi occhi appaiono grandi e potenti; in questo caso c’è anche la sorellina ad acuire la sua sensazione. Alessandro non è in grado di modulare le sue reazioni, tuttavia ha bisogno che gli adulti gli riservino una delicatezza che lui stesso non è in grado di applicare. Purtroppo spesso succede che l’adulto cada nel tranello di utilizzare in modo automatico modalità grossolane di approccio, ed ingaggia una battaglia, in cui è facile vincere, senza comunque ottenere il controllo della situazione. E’ importante in questa fase che l’adulto gestisca le proprie emozioni, cercando di controllarsi ( e controllare la situazione) senza arrabbiarsi o “perdere la pazienza”

    Alessandro probabilmente vive una sorta di competizione con la sorella maggiore, e i genitori inevitabilmente fanno confronti sulle diverse capacità dei figli. Il bambino non è in grado di tollerare sentimenti di frustrazione e non è in grado di esprimerli ancora con il linguaggio. Crescendo trasformerà le idee e i sentimenti in parole, dando un senso alle sue esperienze attraverso il racconto. Fino ad allora andrà guidato da un adulto, che con tranquillità lo aiuti ad esprimere verbalmente i sentimenti che ora manifesta con le sue azioni apparentemente ingiustificate.

    Saluti