Latte vaccino?

    Pubblicato il: 11 Giugno 2018 Aggiornato il: 11 Giugno 2018

    DOMANDA

    Gentile dottore,
    Ho una bambina di appena un anno allattata in maniera esclusiva fino ai sei mesi e continuo tuttora con L allattamento (poppata del mattino e qualche volta serale).
    Intendo allattare ancora, finché sia io che lei lo vorremo.
    Però un dubbio mi assale da tempo. La mia pediatra mi consiglia il latte vaccino nel caso io voglia smettere di allattare. Eppure, essendomi un po’ documentata, leggo di carenza di ferro e eccesso di proteine per un bimbo di appena un anno. Quindi è meglio posticipare L utilizzo del latte vaccino ai due anni? Perché L OMS invece sostiene e consiglia di proporlo già a 12 mesi?
    Grazie per l attenzione e la pazienza con questa mamma un po’ perplessa!

    RISPOSTA

    Ah, Signora cara, domanda difficile la sua! Cercherò di risponderle al meglio delle mie capacità. Dal punto di vista nutrizionale, non c’è dubbio che il latte vaccino non modificato, fino almeno al compimento dei 2 anni (meglio ancora dei 3), ha molte caratteristiche non utili al bambino: eccesso di proteine, mancanza di ferro, pochi acidi grassi essenziali e acidi grassi monoinsaturi, ecc. Per questa ragione, varie Società Scientifiche italiane (SIPPS, SINUPE, SIP) si sono più volte espresse a favore dei cosiddetti “latti di crescita”, che contengono – nelle formulazioni migliori – circa la metà delle proteine del latte vaccino, ferro, DHA, varie aggiunte di vitamine.

    Ciò nonostante, per correttezza alcune precisazioni vanno fatte: innanzitutto è vero che, a differenza delle formule di tipo 1 e 2 (“di partenza” e “di proseguimento”, nel linguaggio comune), la composizione delle formule di tipo 3 (“di crescita”) non è normata né a livello europeo né nei singoli Stati, il che consente che chiunque possa fare una formula di questo tipo semplicemente aggiungendo, ad esempio, un po’ di ferro e dell’olio di pesce (per il DHA). Questo non è certamente un bene, e una normativa più stringente, con limiti minimi e massimi e specifica delle modifiche apportabili, sarebbe benvenuta. In secondo luogo, ci sono notevoli differenze nel consiglio da poter offrire ai genitori, differenze che dipendono soprattutto dall’entità dei consumi. Infatti, se il bambino assume solo 50, o anche 100, ml di latte al giorno, non c’è ragione per sconsigliare il latte vaccino: l’eccesso proteico e le mancanze in alcuni nutrienti importanti possono essere tranquillamente compensati dal resto dell’alimentazione giornaliera, purché correttamente pianificata e in linea con la dieta mediterranea. Se però il bambino di latte ne assume 300 o addirittura 500 ml, allora il problema si pone, e, personalmente, consiglierei l’uso di una formula “di crescita”. È vero, si potrebbe diluire il latte vaccino per ridurre la quota proteica, ma questo abbasserebbe anche molto la quota lipidica (importante invece che sia alta, a quell’età!) e non risolverebbe il problema delle carenze di cui sopra.

    Spero averle chiarito qualche dubbio. Un cordiale saluto, Prof. Andrea Vania, Pediatra Nutrizionista

    Andrea Vania

    Andrea Vania

    ESPERTO IN NUTRIZIONE PEDIATRICA. Prof. Andrea Vania, specialista in Pediatria con quarantennale esperienza in alimentazione in età pediatrica (0-20 anni) e in adolescentologia. Già Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica del Policlinico Umberto I – Sapienza Università di Roma
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