DOMANDA
Buonasera dottore,
cercherò di essere breve anche se immagino dovrebbe avere un quadro clinico più ampio sul paziente, ma è solo perché iniziano a sorgermi dubbi. Mia madre, 60 anni, da dicembre 2015 é in cura a Pescara, siamo a 15 minuti di macchina dall’ospedale, ha effettuato il primo ciclo in alte dosi ( 10 giorni ) terminato a gennaio, un paio di settimane a casa e poi di nuovo in degenza protetta per consolidamento, i valori sono tornati regolari e si attendeva quindi trapianto allogenico, donatore un fratello, 65 anni e 100% idoneità da consanguigno.
Dopo 2 mesi buoni in cui mia madre é stata benissimo e in paziente attesa di rientrare per il trapianto veniamo informati che il donatore presentava condizioni ( cuore ) non proprio idonee, quindi devo essere io il donatore ( 50% ) e in fretta e prima possibile ho eseguito tutti gli esami preliminari con esito positivo ( ho 40 anni). Al che, dopo solita visita di controllo settimale viene fuori che blasti tumorali sono riapparsi dopo 2 mesi e mezzo dal consolidamento, conseguenza rientro in degenza protetta e altro ciclo di altro tipo di chemio ( é stata chiamata recidiva?! ).
Un mese intero in protetta, valori che risalgono lentamente e ad oggi, dopo quasi 20 giorni dall’uscita hanno riscontrato blasti nel midollo dopo ago aspirato anche se i valori ematologici sono buoni. Ora i medici dicono di dover trovare una cura più specifica ma ho notato un senso di difficoltà nel poterla attuare da parte loro. Capisco che non le ho detto nulla nello specifico, ma secondo lei è stato un bene attendere 2,5 mesi prima del trapianto? si sarebbe ripresentata lo stesso durante la cura? Da come ho capito hanno detto questo.
Ultima cosa, pensa che sia una situazione difficile o la medicina é ancora in grado di farci sperare di avere mamma in buona salute?
La saluto cordialmente e mi perdoni per la lunghezza.
RISPOSTA
Buonasera. Mi scuso per il ritardo con cui le rispondo ma purtroppo nelle ultime settimane non ho avuto la possibilità di star dietro alle domande ed ho accumulato un pò di ritardo. Come le hanno detto i colleghi di Pescara (assolutamente competenti ed esperti), purtroppo la sua mamma è andata incontro ad una recidiva precoce. In questi casi, anche se fosse stato eseguito il trapianto prima della recidiva, la recidiva avrebbe avuto elevatissime probabilità di verificarsi. Il trapianto allogenico è a tutt’oggi la miglior terapia di consolidamento nella maggior parte dei pazienti con leucemia mieloide acuta, ma a patto che il paziente riesca ad arrivare al trapianto con una buona remissione completa di malattia.
Nonostante l’attuale apparente persistenza di malattia dopo la reinduzione, sono certo che i colleghi di Pescara potranno offrire a sua madre la miglior strategia terapeutica ad oggi disponibile. Il trapianto eseguito in presenza di malattia chemioresistente ha meno probabilità di essere coronato da successo, ma talora è l’unica terapia possibile. E comunque può portare a guarigione circa il 15-20% dei pazienti con malattia resistente ai trattamenti chemioterapici convenzionali.
Cordiali saluti,
Francesco Onida
Cordiali saluti,
Francesco Onida