DOMANDA
Buongiorno, vorrei un suo parere sul caso di mio padre,70 anni.Ad Aprile 2013 gli é stata diagnosticata la leucemia mielomonocitica , curata con 12 cicli di vidaza. Precedentemente mio padre ha fatto radioterapia per tumore alla corda vocale. In quel periodo aveva giá monociti alti e piastrine basse a causa di una piastrinopenia autoimmune .Attualmente la situazione é peggiorata, mio padre ha bisogno di trasfusione di sangue e piastrine ogni settimana. Stiamo aspettando i risultati completi del prelievo al midollo(manca la citogenetica) comunque i blasti sono aumentati al 16% e ci hanno detto che sta scivolando in leucemia acuta. Quindi lo vorrebbero ricoverare per fare ciclo di chemioterapia. Considerando che attualmente mio padre ha una qualità di vita buona e si sente bene ,nonostante le trasfusioni, a cosa andrà incontro? Esistono terapie alternative ? Qual è la prognosi di sopravvivenza con o senza chemioterapia? Mi conferma che il trapianto non è possibile?
RISPOSTA
Buongiorno. Come può facilmente comprendere non è facile esprimere un parere senza poter vedere il paziente e disponendo solo di dati parziali. Certamente a 70 anni un trapianto sarebbe difficilmente proponibile, anche se non del tutto escludibile nell’eventuale assenza di importanti comorbidità e in presenza di un donatore famigliare HLA-compatibile. Nella situazione attuale, l’opportunità di trattare suo padre con della chemioterapia può essere un’opzione, ma la stessa dovrebbe essere valutata alla luce dei rischi ad essa connessi (che dipendono molto dal tipo di chemioterapia) e della scarsa probabilità di una risposta clinica adeguata. Potrebbe essere presa in considerazione la possibilità di utilizzare la decitabina, che è un farmaco chemioterapico facente parte dei cosiddetti “demetilanti” (come l’azacitidina) appena approvato anche in Italia per il trattamento delle leucemie acute nei pazienti con età superiore ai 65 anni. Esso viene somministrato endovena per 5 giorni consecutivi ogni 28 e, rispetto all’azacitidina, ha un’efficiacia certamente superiore nelle forme di LMMC con elevata quota blastica. Un’altra possibile alternativa sarebbe quella di utilizzare una terapia più conservativa, basata per esempio solo sull’idrossiurea (oncocarbide), che però in una situazione di trasfusione-dipendenza non avrebbe molte possibilità di portare ad un significativo miglioramento. Tutte queste considerazioni devono comunque essere valutate sulla base di una serie di variabili fondamentali, fra le quali il numero di leucociti totali all’emocromo, l’eventuale presenza di splenomegalia o altri segni di infiltrazione d’organo, l’eventuale presenza di dati di biologia molecolare. Dove è seguito suo padre?
A disposizione per eventuali chiarimenti, le invio i più cordiali saluti.