DOMANDA
Sono una ragazza di 20 anni, il mio ragazzo 31. Io famiglia di divorziati alle spalle (madre ansiosa, fissata con l’apparenza e padre assente, bugiardo, irresponsabile), nonostante il senso di abbandono subito, ho deciso di sfruttare tutto ciò per rendermi utile agli altri, studierò psicologia. Sono molto ricettiva ed empatica, Mi trovo bene con gli adulti a cui riesco a dare consigli relazionali che, dopo l’iniziale sgomento, apprezzano. Tutto ciò per il desiderio di aiutare, non per manie di grandezza anche se ne ricavo grandi soddisfazioni. Adoro chiacchierare, so che posso espandere i miei ragionamenti esponendoli a voce, condividendo! Il mio motto è “1 sofferenza condivisa è 1 sofferenza dimezzata, 1 gioia condivisa è 1 gioia raddoppiata”, sono disordinata, viziosa e viziata. Il mio ragazzo arriva da una famiglia ancora convivente ma dalle vite separate. Brillante mente logica, apatico, poco loquace, egoista, disordinato, calmissimo, adora il suo lavoro da contabile più di ogni altra cosa, vuole sposarsi al più presto e avere figli. Adora lo sport e qualsiasi cosa in tv e non gli piace fare introspezione!!! Figli unici entrambi. Abitiamo a 600 km di distanza, 2 anni e mezzo di rapporto. E’ stato difficile capire anche la più piccola cosa di questa persona non disposta a collaborare ma so che lui mi vuole anche se il suo sentimento non credo sia razionale. Lui ha bisogno di 1 mamma ed io di 1 papà. Siamo perfettamente opposti. E’ un rapporto malato o potrebbe funzionare?
RISPOSTA
In un rapporto si stabiliscono equilibri, corrispondenze reciproche e complementarietà. La crescita della relazione è possibile quando questi equilibri non rimangono rigidi e bloccati, ma sia possibile uno scambio. Poiché sei tu la parte della coppia loquace e introspettiva puoi tu mantenere vivo questo scambio, esprimere con il partner i tuoi timori e aprirti alle rassicurazioni che lui potrà darti non solo con le parole ma con i fatti.