lutto,spaesamento

    Pubblicato il: 3 Marzo 2015 Aggiornato il: 3 Marzo 2015

    DOMANDA

    gentile Dottoressa,ho 26 anni,figlia unica,mio padre è mancato 5mesi fa dopo 4anni di una malattia che non ha voluto curare,lasciandosi andare,io non ho potuto fare nulla,così,essendo ormai logorata dentro dalla situazione,sono andata via e ho deciso di iniziare una nuova vita,dopo aver finito gli studi,ho1lavoro che mi piace,sto in un altro paese anche se ancora mi sento spaesata.poco dopo la mia partenza mio padre è mancato,sono riuscita a tornare per dirgli addio,anche se non ho mostrato a lui la minima emozione per non agitarlo(non dovevo,potevo agitarlo,non volevo essere la causa della sua morte),gli ho letto una lettera,l’ho salutato senza emozione.qui vivo un’altra vita,parlo poco con le persone di questo perché le mie amiche,quando mio padre stava male,si sono mostrate poco comprensive,giudicavano,erano lontane e così ormai credo poco nelle persone.ora mi trovo a vivere momenti di serenità in cui sento che mio padre in fondo voleva la mia serenità,faccio cose in maniera iperattiva e momenti di profondo sconforto, rabbia,mi è capitato di sognare di dirgli addio e entrambi piangevamo.difficilmente piango ma quando piango mi sento meglio, ma mi capita per giorni di trattenere emozioni che poi libero ed esplodo.non voglio tornare nella mia città natale perché non vedo lì un futuro,sento come se tutto lì fosse negato,finito e nel frattempo,lontana,mi sento spaesata,sola e non riesco a lasciarmi andare,non capisco chi sono e se mi sto nascondendo qualcosa.grazie, G.

    RISPOSTA

    Mi viene da mettere in relazione quanto lei scrive “l’ho salutato senza emozione” e il “sogno dell’addio” nel quale entrambi piangevate. Credo che il lutto che lei deve elaborare abbia bisogno di lacrime, almeno in sogno. Anzi, c’è probabilmente bisogno di più sogni. La tristezza della perdita è come un tunnel che non si può evitare, occorre percorrerlo. Fino in fondo.
    Nel suo testo non si parla di sua madre. Come mai?

    Per quanto concerne le amiche, capisco la sua delusione se queste si sono mostrate poco comprensive. Tuttavia, la sua reazione “ormai credo poco nelle persone ” è un po’ troppo affrettata e totalizzante. In ogni luogo e in ogni tempo ci sono persone che meritano fiducia e altre meno. Sta anche a noi scegliere bene, anche sulla base di infelici esperienze passate.

    Comunque complimenti per il coraggio che ha mostrato cambiando paese. CIò che le ha permesso – se capisco bene – di trovare un lavori che le piace. Non è poco.
    È importante quanto lei dice “sento che mio padre in fondo voleva la mia serenità”. Ebbene continui a scrivergli delle lettere. Come ha fatto nel momento dell’addio. Continui a dialogare con lui. Fisicamente non c’è più, ma è presente dentro di lei. Gli scriva dei suoi momenti di sconforto, del suo spaesamento, della solitudine, delle sue emozioni, ma anche dei momenti di soddisfazione, delle cose che fa, ecc..
    Vedrà che suo padre l’aiuterà in questo modo a vivere più serena e a capire che è.
    Vittoria Cesari Lusso

    Vittoria Cesari

    Vittoria Cesari

    Docente di psicologia all’Università della Svizzera italiana di Lugano. Nata a Torino nel 1952, vive e lavora in Svizzera. Dopo la laurea in economia e commercio all’Università di Torino, ha conseguito un dottorato di ricerca in psicologia all’Università di Neuchâtel (Svizzera), un diploma in terapie relazionali sistemiche dell’Istituto Gregory Bateson di Liegi e un diploma […]
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