madre morbosa

    Pubblicato il: 24 Gennaio 2011 Aggiornato il: 24 Gennaio 2011

    DOMANDA

    gentile dott.ssa Moè,sono una ragazza di 25 anni,fidanzata da 6 con un ragazzo di 23 anni,da 4 conviviamo(a 400 km di distanza dalle nostre famiglie d origine)e fra noi le cose non potrebbero andare meglio di cosi.il problema è sua madre che vive con estrema apprensione la vita di questo figlio,ha bisogno di sapere sempre tutto e soprattutto non tollera la mia presenza:se le sto parlando non mi ascolta e spesso cambia discorso o peggio si alza e va via,non rispetta i nostri spazi tanto se siamo in casa nostra e tanto se siamo in casa sua(esempio se siamo in casa sua ma in camera del mio ragazzo lei entra senza neanche bussare),se stiamo parlando io ed il mio lui lei chiede cosa stiamo dicendo,insiste sul fatto che devo prendere la pillola o impiantarmi un chip nell utero(che mi proteggerebbe da gravidanze per 5 anni)perchè non devo compromettere la vita di suo figlio(parole sue) ed è sempre li a sottolineare i miei difetti fisici e non.il mio lui tende a giustificarla,cosa posso fare?

    RISPOSTA

    D’impulso verrebbe da dire a questa mamma “Signora, lei è ….” oppure “Non dovrebbe …. “

    Suggerisco invece di sostituire queste espressioni di ‘giudizio’ o di ‘controllo’ con “Signora, quando lei mi dice così io mi sento …. [riferire come e con la massima sincerità]” oppure “Mi spiace che lei pensi che …. ma la mia opinione è che ….”.

    Lo stesso lavoro sul piano emotivo, anziché su quello delle cose che uno dovrebbe dire/non dire, pensare/non pensare, fare/non fare lo terrei con il suo compagno: “Quando tua mamma mi dice io mi sento, io provo… io soffro !” oppure “Mi sento …. quando lei dice/fa/mi impedisce di ….”.

    Starà poi al suo compagno e a sua mamma scegliere come rispondere a queste sue dichiarazioni di disagio, libere da giudizio o controllo.

    Potrebbero stare sul piano emotivo e riferire che anche loro sentono, provano, sono timorosi che …. [è la paura ciò che primariamente spinge a volere controllare gli altri] oppure tornare su un piano più giudicante o di esclusione.

    Si ricordi in ogni caso che quella è la loro scelta, che nessuna scelta (a questo livello comunicativo-relazionale) è ‘per sempre’ e soprattutto che lei non deve condizionare le sue personali scelte alle imposizioni, minacce o intrusioni altrui.

    Sia se stessa. Legga bene all’interno del suo vissuto emotivo e parli dei suoi sentimenti alle persone, soprattutto a quelle che la feriscono. Non tema di dire ‘Io mi sento a disagio… ‘ oppure ‘Io provo rabbia’. Sta parlando di sé. Nessuno può smentirla se non lei stessa, ma sono certa che non lo farà.

    Abbia fiducia. Lei ha il pieno diritto di provare le sue emozioni e fare le sue scelte, al pari degli altri. Parlarsi vicendevolmente non può che accrescere – si spera da ambo le parti – questa consapevolezza di sé e del ribollire di emozioni che sta dietro ad ogni azione e scelta.