DOMANDA
Salve Dott. Teggi, nell’autunno del 2010 mi è stato diagnosticato una pregressa ipoacusia neurosensoriale improvvisa a sinistra interessante le frequenze medio-basse.
Son passati tre anni ed io nemmeno faccio più caso al ronzio, sembrava quasi scomparso fino a quando nel primissimo periodo di ottobre, vale a dire un mese fa, ho cominciato ad avvertire un nuovo e forte senso di ovattamento con calo di udito al seguito. Dopo una settimana il disturbo persisteva cominciando a provocarmi dolore atroce questo per quattro lunghissimi giorni. Fissato un’appuntamento-lampo lo specialista mi ha visitato con l’otoscopio riscontrando una micosi (subito asportata e immediatamente scomparso il dolore). Ritornato per controllo di rito ha trovato la membrana perforata prescrivendomi la terapia antibiotica “unidrox 600mg” in monosomministrazione giornaliera per la durata di 7gg. Nuovamente ritornato al termine della cura antibiotica mi ha detto di ritornarci tra un mese (fine novembre) con la speranza che la membrana si chiuda spontaneamente (caso contrario intervento chirurgico).
Ora la mia domanda dottore è questa: Che si chiuda naturalmente o chirurgicamente l’acufene (che accuso in maniera più forte da più di un mese con l’aggiunta di fischio o fruscio), senso di ovattamento, calo di udito, capogiri e voce rimbombata scompariranno? Tornerò a sentirci come due mesi fa? Sono con la membrana bucata seriamente preoccupato, se è il caso salgo su da lei, la prego mi dica cosa devo fare.
RISPOSTA
Gentile Sig Simone,
dalle precedenti risposte avrà compreso come l’acufene si generi lungo le vie acustiche a seguito di una diminuzione di udito (anche transitoria) e venga mantenuto se la diminuzione di udito non regredisce e se ci prestiamo troppa attenzione (oppure se l’acufene ci generi ansia).
Parimenti l’acufene si può incrementare ove passiamo un periodo di stress, ma anche se l’udito cala ulteriormente per qualsiasi causa. Il suo caso è riconducibile alla seconda condizione. Il consiglio è quindi curare la perforazione timpanica nella maniera in cui lo specialista che la segue pensi più idonea, e riaffrontare se necessario il problema dell’acufene in un secondo tempo.
Cordiali saluti
Roberto Teggi