DOMANDA
Salve dott.ssa Martello,
Mi rivolgo a lei, perche ho bisogno di un suo parere personale.
Sono una ragazza di 23 anni, e mi ritrovo con un pessimo carattere. Ho l arrabbiatura facile e quindi sono quasi sempre nervosa. Premetto che sono iper sensibile e varie volte nella vita ho perdonato e dato piu di una possibilita, persino a chi non lo meritava. Questo sia in amicizia che in amore.
Anni fa ero molto piu accomodante come persona, ad oggi posso dire di essere radicalmente cambiata.
Cosi facendo con la mia arroganza, tendo ad allontanare molte delle persone che mi vogliono bene ma e piu forte di me, cerco negli altri la perfezione come dire e credo proprio di non riuscire ad accettare le diversita altrui. Il mio carattere spesso e volentieri risulta irritante.
Forse ho paura di restare sola e per una come me, che ha perennemente necessita di affetto e di stare al centro dell attenzione, non esiste. Premetto che ho una famiglia unita, mi confido ancora con mia madre e con delle amiche fidate.
Ho abbastanza autostima o almeno credo di possederla. Come posso migliorare questo mio grande difetto??!
La ringrazio anticipatamente, con la speranza di ricevere una risoluzione soddisfacente.
RISPOSTA
Gentile signora,
concordo con i suoi timori: il suo atteggiamento di insofferenza verso gli altri la porterà inevitabilmente all’isolamento. Ma questa insofferenza, che la danneggia nei suoi rapporti sociali, va analizzata per essere corretta. Il nucleo del problema sta proprio nelle sue stesse parole che qui riporto
“cerco negli altri la perfezione come dire e credo proprio di non riuscire ad accettare le diversita altrui.”
Lei cerca la perfezione, una cosa che non c’è: né in lei né in nessun altra persona, fosse anche la migliore vivente su questa terra. Il suo atteggiamento intransigente la conduce sulla strada della rigidità , che non solo non l’aiuta, ma la danneggia.
Come è vero che nessuno è perfetto, è altrettanto vero che tutti siamo diversi l’uno dall’altro. Infatti siamo individui, cioè esseri irripetibili e perciò preziosi, ciascuno con le sue peculiarità che possono divenire, se siamo capaci di riconoscerle, fonte di arricchimento reciproco. Voglio dire che sarebbe più vantaggioso andare , per così dire, a caccia delle positività diverse dalle nostre, che pure negli altri esistono. E allora, quali sono le diversità altrui che non riesce ad accettare? Il diverso modo di pensare, di vivere, di amare, di relazionare? Se lei riconosce a se stessa il diritto di avere delle sue individuali posizioni in merito, non vi è ragione di non riconoscerle agli altri. Ciascuno ha diritto di veder riconosciuta la propria dignità , in quanto persona, di esistere essendo capace di fare le sue scelte di comportamento e di vita. Qui emerge anche il problema del rispetto: verso se stessi e verso gli altri.E se questo non ci piace dovremmo chiedercene il perché. Ma cos’è che ci fa irrigidire nei confronti della diversità altrui? La paura dell’ignoto? La propensione a giudicare negativamente gli altri solo perché non si comportano come noi abbiamo stabilito ( e con quale diritto?) che debba essere? Il disagio del confronto? Un po’ tutte queste cose. Allora riflettendo sui suoi problemi relazionali lei stessa può impegnarsi a mettere in campo azioni di contrasto alla chiusura che la porta all’irritabilità , all’insofferenza e come dice lei stessa a comportamenti arroganti che inquinano le relazioni in genere e in particolare quelle di amicizia e di amore.