DOMANDA
Caro professore,
miofiglio di 12 anni da qualche mese manifesta rituali : deve toccare gli spigoli o pensa a numeri fortunati . Ieri mi ha confessato che questa cosa gli provoca stres.
Ho una tremenda paura che possa diventare ossessivo , anche se so che a quest’età molti hanno questi rituali . Mi dia una risposta sincera perche sono angosciata e mi dica come devo comportarmi con lui . Grazie
RISPOSTA
Gentilissima, suo figlio ha 12 anni. E’ quindi in una delicata fase di passaggio: dalla fanciullezza all’adolescenza. Alcuni autori parlano di fase della preadolescenza. Cosa significa questo fatto? Essenzialmente questo: i soggetti manifestano comportamenti, stati emotivi, affettivi, cognitivi, in una parola mentali che sono espressione sia dell’infanzia che dell’adolescenza. I comportamenti che lei osserva e che suo figlio le ha detto che gli provocano ‘stress’ sono del tutto normali. Durante l’infanzia, sostanzialmente dalla nascita fino agli 8 anni, i comportamenti dei bambini sono guidati da forme mentali che nel loro insieme possono essere definite “magismo”. Il magismo produce comportamenti quali le “pratiche magiche”. Il magismo, in poche parole, è una condizione caratterizzata da stati mentali che fanno sì che la realtà sia vista come filtrata da credenze, paure, emozioni, affettività che alterano la realtà effettiva percepita dai bambini. Questa alterazione non determina paure o preoccupazioni nei bambini: semplicemente perché credono che questa sia la condizione in cui tutti vivono. Verso gli 11-12 anni accade un fatto che per certi aspetti potremmo definire “traumatico”: ossia la scoperta che queste paure, emozioni, condizioni emotive, affettive, non sono per nulla caratteristiche universali, ma soggettive. La scoperta della soggettività sul piano della consapevolezza (il soggetto sente le cose che pensa, vive, ecc., e sente di poter intervenire per attivarle e/o disattivarle). Per questo motivo, probabilmente, suo figlio le dice che sente “stress” per i comportamenti che mette in atto. Lo stress è dovuto dal fatto che suo figlio non vorrebbe sentire così come sente e fare quello che fa. Allora chiede il suo aiuto, come mamma, affinché lei lo aiuti a controllare questi comportamenti e stati mentali che si realizzano dentro di lui. Come può aiutarlo? Come dovrebbe comportarsi con lui? Prima di tutto deve fargli sentire che lei è al suo fianco. Sempre e comunque. Suo figlio deve avvertire che non è solo. Al suo fianco sono figure fondamentali come la mamma, il padre. E queste persone non lo abbandoneranno mai. Parallelamente, dovrebbe stare vicino con discrezione a suo figlio. Accompagnandolo in questo percorso di scoperta della sua interiorità. Ma ripeto con molto tatto e discrezione, senza invadenza o insistenze. Magari trasformando con una battuta i comportamenti di suo figlio, in modo che ne scappi fuori una risata, una sorta di gioco. Mai accentuando le sue paure: sia di lei come mamma (e papà), sia di suo figlio. Le formulo i miei più sentiti auguri, per la sua famiglia e il suo meraviglioso figlio, Luigi Aprile