Modalità diffusione virus HPV

    Pubblicato il: 6 Dicembre 2017 Aggiornato il: 6 Dicembre 2017

    DOMANDA

    Buongiorno, essendo risultata positiva all’ultimo pap test per i ceppi 16 e 18 vorrei chiederle maggiori informazioni. Mi risulta che l’uso del profilattico non prevenga questo rischio. Mi sembra quindi di intendere che non siano solo le mucose vaginali la sede per la diffusione del virus. Più nello specifico, anche il sesso orale è quindi pericoloso per la diffusione nelle mucose della bocca? Sia per l’uomo che per la donna? E un solo contatto orale tramite bacio è anch’esso potenzialmente pericolosa? Quale precauzioni si possono adottare? Sono una 55enne single, sessualmente attiva e senza un partner fisso. La ringrazio. Saluti. Alessandra

    RISPOSTA

    Gentile Lettrice,

    L’HPV (Human Papilloma Virus) è un virus che fa parte del gruppo dei papillomavirus. Il papilloma virus umano è piuttosto diffuso e la maggior parte delle donne si infetta almeno una volta nella vita. Si tratta di un’infezione che normalmente non causa alterazioni e che scompare da sola. La maggior parte delle persone (80% circa) infette da HPV supera l’infezione entro tre anni dal contagio senza lamentare sintomi o disturbi particolari. La trasmissione sessuale dell’HPV avviene tipicamente durante rapporti completi di natura genitale-genitale ed ano-genitale, ma è possibile anche attraverso rapporti oro-genitali, oro-anali, manuali-genitali o per semplice contatto dei genitali esterni. Per questo, l’infezione genitale da HPV nelle donne vergini è rara, ma esiste e può essere conseguenza di rapporti non penetrativi. Con frequenza decisamente inferiore, e forse dubbia, l’infezione può essere provocata, in alcuni luoghi ove si crei promiscuità (come docce pubbliche, piscine, caserme), dal contatto con superfici in precedenza utilizzate da portatori dell’infezione. Il profilattico può ridurre il rischio di trasmissione, ma non è completamente protettivo; questo perché il virus può proliferare anche a livello della base del pene, del perineo e dell’inguine. Le persone che hanno un sistema immunuitario particolarmente vulnerabile sono più esposte al rischio di contagio. Non si può conoscere il momento esatto del contagio, si può rimanere portatori per molti anni senza avere alcuna manifestazione, ma essendo in grado di trasmetterla. Una persona rimane portatrice finchè l’infezione non va via. L’infezione da Papilloma virus umano ha effetti molto diversi a seconda del genotipo virale. Attualmente sono stati identificati oltre 120 sierotipi di HPV, ognuno con caratteristiche biologiche e patologiche peculiari; per questo ad ogni virus è stato assegnato un numero identificativo (es.: HPV-1, HPV-2…). La maggior parte dei ceppi virali di  HPV sono pressoché innocui per l’organismo e non provocano disturbi o sintomi particolari oppure causano lesioni benigne, come le verruche che colpiscono la cute (di mani, piedi o viso) e i condilomi o papillomi che interessano le mucose genitali e orali. Queste lesioni si manifestano come piccole escrescenze, a volte disposte a grappolo, dalla forma che ricorda quella di un cavolfiore. In altri casi le lesioni sono piatte e tendono a sovrapporsi. In alcuni casi, però, può provocare delle lesioni a livello del collo dell’utero.

    Circa 40 genotipi infettano le mucose genitali e, tra questi, circa 15 (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 66, 68…) sono definiti ad alto rischio oncogeno.

    Circa l’1% delle donne positive per HPV ad alto rischio oncogenico sviluppa una neoplasia della cervice uterina; dal momento del contagio a quello di insorgenza del cancro cervicale vi è un periodo di latenza di diversi anni, quantificabile in almeno un decennio.

    Le donne sessualmente attive devono sottoporsi periodicamente alla visita ginecologica e al Pap test, meglio se abbinato alla ricerca del DNA virale.

    Da alcuni anni esistono in commercio vaccini che proteggono la cervice uterina dai ceppi più pericolosi di HPV. Oggi i vaccini vengono offerti gratuitamente alla popolazione adolescente di entrambi i sessi, per ridurre il rischio di contagio e ridurre, quindi la frequenza di cancro dell’utero. Recenti studi sembrerebbero validare l’utilizzo del vaccino anche alla popolazione adulta o già infettata dal virus stesso.

    La saluto e la invito a ricontattarmi se qualche punto le risulta ancora oscuro

    nicola abrescia

    Nicola Abrescia

    Nicola Abrescia

    Direttore della struttura complessa di malattie infettive e Aids donne dell’ospedale Cotugno di Napoli. Nato a Salerno nel 1947, si è laureato in medicina nel 1974 e si è specializzato in malattie infettive nel 1977. È docente di clinica delle malattie infettive alla facoltà di medicina dell’Università Federico II di Napoli.
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