non riesco a concentrarmi..

    Pubblicato il: 30 Marzo 2011 Aggiornato il: 30 Marzo 2011

    DOMANDA

    cara dottoressa

    sono una studentessa di medicina e proseguo il mio corso di studi con mille fatiche… sono motivata e mi piace quello che faccio in prospettiva del futuro, ma nel momento dell approccio allo studio vedo tutto molto difficile. so di potercela fare e che le mie capacità sono in grado di superare questi ostacoli momentaneamente rappresentati dai vari libri ed esami.ma è da un paio d’anni(dopo aver ricevuto alcune grosse batoste con alcuni esami)che ogni esame è una tragedia..mentre studio mi addormento e faccio uno sforzo enorme per mantenrmi lucida. non importa quante ore abbia dormito , sono sempre assopita…e non appena questo accade inizio ad autoconvincermi che non ce la farò mai, che mi serve più tempo e rimando esami…la cosa è frustrante sotto tutti i punti di vista poichè questo poi mi porta a mentire a parenti e amici che mi chiedono come vanno gli studi.io non so come spiegare il mio disagio e non ne parlo.la mia famiglia punta molto su di me ed io sto male.

    RISPOSTA

    Dal suo scritto mi sembra di capire che il punto critico sia l’insuccesso (reale e temuto) e ciò che esso rappresenta.

    Non avere superato alcuni esami ha creato in lei un blocco, sostenuto anche dal timore di ‘cosa diranno gli altri’ ?

    Il problema è pertanto almeno duplice

    1) lei ci tiene a riuscire, ma vede che oggettivamente incontra ostacoli molto duri

    2) altri si aspettano da lei ciò che al momento non riesce a dare.

    Non affronterei due campi di battaglia, ma procederei una lotta alla volta. Veda lei da quale delle due iniziare.

    Di seguito le riporto qualche ‘arma’ di cui potrebbe fare uso e qualche utile ‘strategia d’attacco’.

    Punto 1). La mente ha delle potenzialità a volte davvero incredibili, ma comunque sempre limitate. O lei riempie il suo spazio mentale con pensieri, frasi, immagini del tipo ‘non riuscirò’, ‘prenderò insufficiente’, ‘non capisco questi concetti’ ‘che ne sarà di me’….. oppure lo ‘intasa’ – più proficuamente – con concetti e contenuti che le serviranno per gli esami. Potrebbe, prima di ogni sessione di studio, concedersi i suoi 15-20 minuti di lamentele: quel tempo serve solo a dirsi le cose peggiori…. potrebbe anche scriverle… Si rilassi poi con 10 minuti di pensieri, immagini, anticipazioni del tipo ‘riuscirò’, ‘ce la farò’, ‘io valgo’, ‘so farcela’…. Al termine chiuda come in una immaginaria borsa tutti questi pensieri che nulla hanno a che vedere con lo studio e cominci pian piano a leggere, schematizzare, ripetere…. pensando solo al lavoro che sta facendo (le viene un pensiero triste a cui non riesce a rinunciare ? Ebbene lo scriva in fretta, come ci si libera di un sassolino nella scarpa, e lo riponga idealmente in questa ‘borsa dei pensieri’). Teme di assopirsi ? Forse il materiale di studio è tanto ed è denso. Le suggerisco di suddividere il grosso obiettivo (terminare una parte o un capitolo) in sotto-obiettivi: per oggi le prime 5 pagine…. Non pretenda troppo da sé. Segua piuttosto uno schema un po’ in crescendo, come se si dovesse allenare. Faccia finta che non esista quel passato che continua a farle così male (perché le consente ogni volta che bussa alla porta di entrare e ferirla ancora ?) e che stia proprio oggi iniziando a studiare, come fosse ‘la prima volta’. La ‘prima volta’ c’è sempre un senso di attesa e di bellezza che suppongo le diano quella leggerezza e gioia di cui ha bisogno per studiare con serenità. Non si aspetti di essere motivatissima fin dall’inizio. La motivazione si costruisce pian piano. Gli studiosi sostengono che – dato un obiettivo (ad esempio prepararsi per un esame) – si passa prima per emozioni di tristezza, paura, rabbia (ce la farò ? riuscirò ? accidenti quanto è difficile !) per poi arrivare al coinvolgimento (che bello: sta capendo tutto e mi piace !) e alla soddisfazione (ce l’ho fatta !!!). Ne tenga presente. Le emozioni di paura, ansia, rabbia non sono negative per sé. Lo diventano se non riusciamo a capirle, gestirle, accettarle come parte di noi.

    Infine, pensi di valere non se riesce, se produce, se fa. Si ripeta ‘Io valgo, io posso’, senza ‘se’ oppure ‘quando’. Il valore di una persona non sta in ciò fa, ma negli sforzi per crescere che in lei sento essere vivi e pressanti. Faccia il tifo per se stessa ! Si auguri del bene !

    Punto 2). Il problema è ‘il giudizio’. Lei si sente guardata e giudicata (negativamente). Non so dire se davvero l’ambiente suo sia così severo, ma ciò che lei teme e percepisce è di ‘essere giudicata’. E’ come se le aspettative degli altri andassero a scalfire il suo sé. Tenga presente che – per quanto possano fare male – sono le loro aspettative e le loro emozioni. E’ già difficile gestire le proprie emozioni . figuriamoci poi lavorare su quelle degli altri !

    La invito a ‘scegliere se stessa’. Non faccia perché ‘deve’ o perché ‘teme di sentirsi in colpa’ o perché ‘chissà cosa penseranno/diranno’. Faccia per sé, avendo nel cuore le sue aspettative, i suoi obiettivi e le sue emozioni. Certo queste ultime possono dipendere da quelle da altri espresse, ma la ‘tristezza’, ‘la rabbia’, l’inquietudine’ che lei prova sono sue e nessuno potrà viverle per lei.. Se un giorno – come le auguro – proverà soddisfazione per degli esami andati bene quella emozione sarà sua, nessuno potrà portargliela via, né viverla per lei.

    Non senta di dover fornire agli altri prestazioni e risultati. Si accontenti d’essere se stessa e di dare la miglior Paola (supponiamo questo sia il suo nome) che è.

    Nell’intraprendere questa battaglia contro il ‘sentirsi giudicati’, badi a non essere lei a giudicarsi.

    Mi auguro che la lotta 1) e la lotta 2) la vedano vincente e capace di accogliersi in toto, per gli alti e bassi, per i bei ed i brutti momenti, per gli immancabili stacchi che la crescita richiede.

    Dica di sé il meglio, non pensi a cosa dicono gli altri e vedrà che la motivazione si risveglierà. Tutto il meglio verrà a seguire.