Oggetto della fobia

    Pubblicato il: 18 Aprile 2018 Aggiornato il: 18 Aprile 2018

    DOMANDA

    Buongiorno, avrei qualche domande circa le fobie.
    Pur sapendo come vengono definite, cioè una sorta di valvola di sfogo per l’ansia, mi chiedevo se gli oggetti delle fobie hanno qualche rapporto con le forme di ansia e conflitti interiori dai quali la persona è afflitta. Intendo, agorafobia, paura degli spazi aperti e claustrofobia, disagio negli spazi chiusi: due opposti, potenzialmente possono affliggere chiunque? O il disagio interiore porta a soffrire di agorafobia piuttosto che di claustrofobia? Per quanto mi riguarda ho una fortissima avversione e grande timore dei rettili, soprattutto quelli non di grandi dimensioni, quindi più insidiosi; e un leggero disagio per le altezze (no vertigini), che mi incutono timore se senza protezioni (balaustre, reti). Per questo mi chiedevo se le due fobie sopra indicate possono rivelare di più sulla mia ansia e disagio interiore.
    La ringrazio.
    Alessandra

    RISPOSTA

    Si tratta di una “paura marcata, persistente, eccessiva o irragionevole provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici”. L’individuo che soffre di fobie si rende normalmente conto della sua reazione irrazionale quando si trova ad essere esposto allo stimolo fobico, ma di solito, la coscienza di ciò, provoca una risposta di allarme nei confronti della nostra stessa affidabilità e si tende a risolvere la risposta ansiosa con dei comportamenti di evitamento che, se riguardano fobie come quella dell’aereo, o come quella degli animali, potrebbero incidere in maniera marginale sulla nostra qualità di vita, ma quando sono più articolate, come per esempio la paura dei luoghi chiusi, degli ascensori, dei mezzi pubblici, la possibilità di condurre una vita normale viene fortemente compressa.

    I disturbi d’ansia sembrano essere largamente diffusi rispetto agli altri disturbi mentali ed è per questo che è importante riconoscerli, non negarli e soprattutto risolverli, in quanto la qualità di vita del fobico tende ad essere, nel tempo, sempre più ostacolata dall’evitamento, che non sempre è possibile anche se ci si chiude in casa, dove si ha la sensazione di essere protetti. Senza ovviamente tener conto del fatto che tutti questi “evitamenti” ci fa stabilire con noi stessi un rapporto sempre più fragile, ci percepiamo inaffidabili e di conseguenza gli eventi che potrebbero accadere appaiono sempre più pericolosi. Attraverso la psicoterapia si può arrivare a destrutturare l’immagine minacciosa costruita in relazione all’oggetto o alla situazione fobica fino a ricondurla ad una percezione neutra. La fobia non può essere controllata da un’analisi razionale, per questo sono vani i tentativi di dimostrare sul piano della realtà che l’evento, o la situazione che il fobico teme, non è pericoloso. A nulla serve dimostrare che se noi facciamo “quella cosa” non ci succede nulla, poiché non siamo su un piano razionale, ma protettivo. Il fobico, infatti, sposta sull’evento o sull’oggetto reale un suo disagio inconscio, o perché si sente in colpa, o perché ha costruito un’immagine negativa del sé; il risultato è sempre  un’ immensa paura.

    Esistono diversi tipi di ofidiofobia. Si passa dal semplice disgusto ad una vera e propria repulsione per quell’animale, fino ad arrivare ad un livello d’incontrollabile orrore che può portare a dei veri e propri attacchi di panico. In quest’ultimo caso anche solo una foto o un disegno particolarmente realistico può scatenare lo stato ansioso. In genere le persone che soffrono di questa patologia hanno una vita familiare e sociale nella normalità. Tuttavia, questa patologia può creare dei seri problemi quando si è costretti ad entrare in contatto con lo stimolo.

    Cordiali saluti, Paola Vinciguerra