DOMANDA
Gentilissima Dottoressa Cinquegrana,
la premessa principale è che mio marito fa uso di cocaina da circa 20 anni, ormai quotidianamente per lunghi periodi, tanto da essere pesantemente sotto effetto per mesi interi.
Riesce a sospendere al massimo per qualche settimana e poi riprende per mesi.
Ciò che mi preoccupa nell’ultimo periodo sono le sue manie di persecuzione e paranoie ossessive nei miei confronti, che sempre più spesso lo inducono ad avere momenti di “eccessivo nervosismo”… Purtroppo, anche quando da giorni non assume la sostanza, continua ad esternare pensieri strambi, del tutto irreali, quasi frutto di una sua realtà che non corrisponde a quella che viviamo.
Potrebbe avere un disturbo della personalità?
RISPOSTA
Gentile signora lei mi ha descritto un quadro che purtroppo si può riscontrare in caso di intossicazione cronica da cocaina , in quanto questa sostanza provoca effetti psichici e comportamentali attraverso una potente attività sul cervello. Le complicanze sulla psiche e sull’organismo sono difficili da prevedere e non c’è sempre una chiara correlazione con le dosi assunte.
Nel caso che mi descrive l’ansia e l’irrequietezza sono particolarmente gravi e possono anche assumere le caratteristiche di fobie,di ossessioni e compulsioni od anche di attacchi di panico .
Lei mi pone un quesito non facile , cioè di definire se suo marito abbia un disturbo psichiatrico primario o correlato all’utilizzo cronico di cocaina. In sostanza se i comportamenti sempre più “strani” e distanti dalla realtà siano dovuti all’uso cronico di cocaina oppure ad una patologia psichiatrica autonoma, chiaramente aggravata dall’uso della sostanza.
Per poter fare una diagnosi corretta è quindi fondamentale poter osservare con una certa continuità la persona in una situazione di non uso di cocaina. La letteratura scientifica suggerisce un periodo di astinenza assoluta di non meno di quattro settimane, nella mia pratica clinica io utilizzo un lasso di tempo più prolungato, in quanto i sintomi che lei mi riferisce, per attenuarsi fortemente e scomparire, possono richiedere un periodo maggiore, anche nell’ ambito di due /quattro mesi.Nel caso specifico di suo marito purtroppo i periodi di astinenza sono troppo brevi per poter suggerire una diagnosi corretta. Perciò il mio consiglio è di convincerlo ad accettare una cura seria che lo aiuti a mantenere una astinenza sufficientemente prolungata. Solo così sarà possibile porre una diagnosi adeguata e, di conseguenza, impostare una terapia idonea.
So per esperienza quanto non sia ne’ facile ne’ scontato raggiungere questo obiettivo, ma il permanere dell’uso cronico della sostanza sembra favorire l’insorgenza di una patologia psichiatrica persistente.