Perché il mio nipotino si richiama a un fratello immaginario?

    DOMANDA

    Sono un nonno, di un maschietto di cinque anni, che non ha nessun problema di apprendimento (detto dall’educatrice dell’asilo), mi rivolgo a Lei, perché ho notato che il piccolo sdoppia la sua identità, richiamandosi a un fratello immaginario di due anni (che non esiste), e comportandosi di conseguenza (in certi momenti della giornata). Né i genitori, e neanche noi nonni l’abbiamo ripreso per quest’atteggiamento, ma ci domandiamo il perché di quest’atteggiamento, quindi se è possibile Le, chiedo un suo parere.
    Ringraziandola anticipatamente
    Cordialità
    roberto

    RISPOSTA

    Gentilissimo, lei mi chiede per quale motivo il suo nipotino di cinque anni si richiama a un fratello immaginario di due anni che non esiste e si comporti di conseguenza. Perché questo comportamento “strano” del suo nipotino? Parto con l’osservare che il suo nipotino non presenta alcun problema di apprendimento (o altro, salvo questo suo fratello immaginario), stando a quanto dicono i suoi genitori e le sue educatrici della scuola dell’infanzia (il “nido” come lei lo definisce). Il fratello immaginario del suo nipotino sembra quindi l’espressione di un fenomeno messo in rilievo nella psicologia dello sviluppo soprattutto dalla Professoressa Tilde Giani Gallino dell’Università di Torino che, riprendendo alcune osservazioni fatte da Jean Piaget, ha studiato analiticamente questo problema in più occasioni e/o sedi, in particolare nel volume dal titolo “Il bambino e i suoi doppi. L’ombra e i compagni immaginari nello sviluppo del sé” Bollati Boringhieri editore, Torino, 1993. Sostanzialmente, Tilde Giani Gallino precisa che ogni bambino ha un proprio “compagno immaginario” e questa figura interiore svolge l’importante funzione di favorire lo sviluppo del sé del bambino in modi creativi e produttivi. Il fratello immaginario del suo nipotino, quindi, propenderei ad attribuirlo a questi fenomeni creativi che accompagnano le menti più produttive. A quanto pare, di norma, i bambini tendono a non parlare o mostrare all’esterno la presenza di questi compagni immaginari per timore, paura dei giudizi del mondo adulto che li circonda. Dunque, il suo nipotino non sembra avere di queste paure o timori nel parlare esplicitamente del suo fratellino immaginario di due anni che lo accompagna nei suoi importanti processi di sviluppo. Le faccio (a lei, il suo nipotino, i suoi genitori e a tutta la sua famiglia) i miei più cordiali saluti e auguri per le prossime festività di Natale e Felice Anno Nuovo, Luigi Aprile

    Luigi Aprile

    Luigi Aprile

    ESPERTO IN LINGUAGGIO E LETTURA NEI BAMBINI. Docente di psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione all’Università di Firenze. Nato nel 1957 ad Addis Abeba (Etiopia), ha conseguito un dottorato in psicologia presso l’Università di Firenze. Si interessa soprattutto di sviluppo dei processi lessicali e di comprensione della lettura.
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