DOMANDA
Caro Maurizio, ho 20 anni; mi sono iscritta all’università lo scorso ottobre ,ma ho mollato dopo poche settimane. Avevo avuto una grossa delusione al liceo, ero stata vittima di un’ingiustizia pesante che non meritavo. Ho scelto quindi la facoltà all’ultimo momento, senza motivazione, poi ho avuto una crisi di panico e ho gettato la spugna. Premetto che sono sempre stata sensibile, molto timida, diffidente, amante della solitudine. Mi rendo conto però che ultimamente questi aspetti caratteriali mi stanno limitando seriamente. Fatico a stare insieme ad altre persone, mi sento sempre a disagio, impacciata. Temo di apparire persino stupida. Torno a casa dopo ogni uscita con un senso insoffribile di tristezza. In più devo scegliere cosa studiare, cosa fare nella vita. Ho paura, ho già perso delle occasioni importanti e ne sto perdendo altre. Lei crede che sia necessario un consulto psichiatrico ed eventualmente una cura a base di farmaci? Sono molto stanca. Grazie in anticipo
RISPOSTA
Cara Sabrina,
prima di immaginare i rimedi, bisogna inquadrare il problema un po’ meglio.
Il suo racconto contiene un po’ di tutto: un carattere schivo e solitario, delusioni e ingiustizie subite, perdita di motivazioni ed interessi, senso di inutilità e tristezza, ansia e panico, sfiducia nelle proprie possibilità, paura del futuro.
Il quadro è così vario e vago da suggerire qualcosa di non-specifico, come se lei e anche i suoi disturbi non aveste ancora preso una forma definita.
Il tema centrale infatti sembra essere una grande incertezza su chi sarà lei da grande, e se potrà diventare una persona adulta scegliendosi una vita sua.
Io fossi in lei non mi allarmerei più di tanto, e opterei in prima battuta per un colloquio con uno psicoterapeuta specializzato in tematiche dell’adolescenza.