Piastrine basse in linfoma non hodgkin

    DOMANDA

    Buonasera dottore, le scrivo per chiederle, se possibile, un suo parere.
    Ho 58 anni, sono sposata e ho 3 figli. Ad aprile mi hanno diagnosticato un linfoma non-hodgkin classificato “Burkitt” al IV stadio.
    A giugno ho fatto il primo ciclo di chemioterapia, come da protocollo previsto per questo tipo di linfoma. Ho sopportato abbastanza bene la cura, benchè il mio peso era di 38Kg per un’altezza di 158 cm.
    Ad agosto ho iniziato il secondo ciclo R-CODOX-M:
    – ciclofosfamide (1° Agosto)
    – vincristtimìna (1° Agosto)
    – adriamicina (1° Agosto)
    – metotrexate (8 Agosto)

    Terapia ER il 3 Agosto:
    – metotrexate
    – aracytin
    – soldesam

    Sono stata dimessa il 23 agosto poichè i globuli bianchi si sono abbassati a circa 90 e non risalivano, ma alle dimissioni sono arrivati a circa 1500 con qualche lineetta di febbre con questa terapia: Ranidil – Aciclin – Diflucan – Zyloric – Levoxacin 500 – Bactrim F – Filgrastim.

    Ora vengo al problema per il quale ho deciso di scriverle:
    ad oggi, 17 settembre, i globuli bianchi non vogliono risalire e, ad ogni visita, effettuata ogni 2 giorni, mi dicono che non posso continuare la chemioterapia a causa di questo problema.
    Posso stare così tanto tempo senza la chemio?
    Non esiste nessun trattamento, di qualsiasi tipo, per forzare la produzione dei globuli bianchi?
    La ringrazio per la risposta che vorrà darmi.
    Cordiali saluti
    Elisa

    RISPOSTA

    Buongiorno.

    Gli unici farmaci in grado di favorire la risalita dei globuli bianchi neutrofili sono il filgrastim e il lenograstim, ossia i cosiddetti “fattori di crescita per i granulociti”, che devono sempre essere prescritti dallo specialista ematologo che la segue. E’ importante tuttavia valutare il loro impiego sulla base della natura della neutropenia, valutazione che è anch’essa compito dello specialista. Le neutropenie post-chemioterapia sono piuttosto frequenti, anche se in genere hanno una durata limitata. Quando la neutropenia si protrae per molto tempo oltre l’atteso, devono esserne indagate le cause, eventualmente con una rivalutazione midollare. In questi casi un certo ritardo nella somministrazione della chemioterapia è normale, e non è detto che esso debba essere negativo sul percorso terapeutico. I trattamenti chemioterapici sono codificati sulla base di protocolli precisi ma è importante che essi possano essere “aggiustati” sul singolo paziente, in base a diverse possibili variabili. Questo concetto è alla base della terapia personalizzata: si cura il paziente, non la malattia.

    Cordiali saluti,

    Francesco Onida

    Francesco Onida

    Francesco Onida

    Professore Associato in malattie del sangue nel Dipartimento di Oncologia e Emato- Oncologia dell’Università Statale di Milano, lavora presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, dove è responsabile del Centro Trapianti di Midollo Osseo. Laureatosi in medicina e chirurgia nel 1995, si è poi specializzato in Ematologia nel 1999. Rientrato in Italia […]
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