DOMANDA
Egr. Dr. Oasi,
frequento un uomo da più di 4 anni, un uomo che si è separato dalla moglie ma intrattiene un rapporto più che cordiale e con la quale è andato quasi sempre d’accordo, vantandola ai miei occhi e non mancandole mai di rispetto; tutto questo a me non è riservato.
Con me è esattamente l’opposto: mantiene nel lusso la famiglia, trattando bene anche se stesso mentre a me fa mancare anche il necessario, mi appella con il termine più volgare di prostituta continuando a dirmi che mi mantiene quando ciò non è assolutamente vero e denigrandomi e umiliandomi quando gli chiedo di provvedere ad una spesa di pochissimi euro.
In presenza, poi, di altre persone, quando apparirebbe evidente, non mi difende mai, anzi al contrario sostiene l’altrui ragione.
Pubblicamente adotta un terzo comportamento, quello aperto, sorridente, disponibile tanto che le persone rimangono molto ben impressionate dalla sua personalità.
Anche la moglie mi ha confermato questo suoi aspetti paradossali che dovrebbero sicuramente essere psicoanalizzati ma ovviamente lui non ne vuole sentir parlare.
E’ un uomo colto, di facile apprendimento soprattutto nell’ambiente professionale ma ha delle “paranoie” quali tenere in casa cibi scaduti da un anno e nutrirsi di qualcuno di essi che quindi ha un odore ed un sapore disgustosi.
Ho tentato ormai da tanto tempo di condurlo verso un possibile, normale ragionamento ma ho fallito.
Sto soffrendo moralmente e quindi fisicamente e Le chiedo un aiuto.
Giusi
RISPOSTA
Cara Giusi,
si rimane un po’ senza parole leggendo la sua mail, anche se il suo non penso sia purtroppo un caso isolato. La mia impressione è che l’uomo con cui sta non sappia relazionarsi in altro modo con chi gli è a fianco. Lo ha fatto con la moglie, lo fa anche con lei. Difficile dire quali eventi del suo passato lo conducano a un comportamento di tal fatta: certamente sembra voler fare pagare a qualcun altro un “conto” lasciato in sospeso tempo fa, forse della sua infanzia: appare così agire un comportamente piuttosto sadico nei suoi confronti, mostrando con lei la sua parte più vera e tenendo con gli altri quella più falsa, ma socialmente accettabile, del proprio Sè. Difficile sperare, da come ne parla lei stessa, che l’uomo che frequenta si metta in discussione: le sue parti “sofferenti” sono tenute molto lontane, quando non messe negli altri – lei per esempio – per mezzo di meccanismi difensivi primitivi e robusti come la scissione e l’identificazione proiettiva. Credo che il cambiamento possa arrivare solo da lei.
Cordialmente.