DOMANDA
Gentile prof. Olivieri,
la madre di un mio parente acquisito(la signora ha90anni),è ricoverata da circa21gg.sia a causa di una polmonite sia a causa di varie patologie cardiache.Già nel mese di gennaio,la paziente è stata ricoverata,per14gg,a causa di palpitazioni e a causa di difficoltà respiratoria(all’epoca,i medici le diagnosticarono una polmonite che,a loro detta,stava regredendo).Sul foglio di dimissione è scritto “Risoluzione di focolaio broncopneumonico destro in soggetto con valvulopatia mitralica non calcifica: stenosi lieve,insufficienza moderata,insufficienza tricuspidalica moderata con ipertensione nel piccolo circolo,insufficienza aortica lieve.Scompenso emodinamico.Ipertensione arteriosa essenziale.Fibrillazione atriale permanente.Grave cifoscoliosi”.A12giorni dalle dimissioni,la paziente è stata di nuovo ricoverata.I medici hanno detto che la polmonite era presente(il 5°giorno di ricovero è stata male per un edema polmonare ormai superato).Ormai,sono3settimane che la signora è in ospedale e la polmonite è ancora lì(lei che prima aveva difficoltà a deglutire,ora non mangia quasi più).I medici ora temono che abbia un tumore anche perché dalla TAC un polmone risulta schiacciato.Eppure i controlli fatti nel precedente ricovero escludevano la presenza di un tumore.È possibile che il tumore sia nato in così breve tempo?Il polmone potrebbe risultare schiacciato x la”grave cifoscoliosi”?
Aspettando un Suo gentile riscontro,La saluto ringraziandoLa in anticipo.
RISPOSTA
Il fatto che i medici in un primo momento abbiano escluso la presenza di un tumore significa che in quel momento non vi erano indizi che consentivano la diagnosi di tumore. Tuttavia, qualche tempo dopo (anche solo dopo giorni o alcune settimane) alcuni segni o sintomi possono comparire e riproporre il sospetto di tumore. A questo punto il quesito è: quali indagini una paziente di età avanzata e con una grave patologia cardio-respiratoria può sopportare per arrivare ad una diagnosi certa di tumore? E la diagnosi di tumore consente di modificare il trattamento in modo tale che anche la prognosi cambi radicalmente? Credo che al momento i medici si pongano innanzi tutto il problema di non intervenire inutilmente creando gravi rischi per la paziente.