DOMANDA
Salve dottore,
ho 2 figli di 5 e 7 anni, e con loro da circa 5 mesi sono andata a vivere a casa del mio nuovo compagno. Prima di trasferirci i miei figli dimostravano affetto nei suoi confronti, ed erano felici di questo trasloco, ma ben presto le cose si sono capovolte. I problemi sono tanti, ma vorrei cominciare ad analizzarne uno e partire da qui. Spesso i miei figli rientrando a casa da scuola o quando il mio compagno rientra da lavoro, non lo salutano, ovviamente se io sono presente li sprono a farlo, e loro si giustificano dicendo di essersene dimenticati. Questo atteggiamento non è per nulla tollerato dal mio compagno e da qui si scaturiscono infinite discussioni e un successivo suo raffreddamento nei confronti dei miei figli.
Vorrei capire cosa c’è dietro all’atteggiamento dei miei figli e cosa posso fare io per migliorare questa situazione.
Ringrazio per l’attenzione.
RISPOSTA
Gentile signora,
in una fase di necessario adattamento (non solo la mamma con un nuovo compagno, ma anche una nuova casa), i bambini hanno bisogno di prendere le misure, di conoscere, di sapere come e fino a che punto possono spingersi… con una nuova figura maschile che nel loro immaginario (e probabilmente un po’ anche nella realtà) ha preso il posto del loro papà. Credo sia comprensibile.
Probabilmente i suoi figli hanno inconsapevolmente colto una parte sensibile del suo nuovo compagno, e proprio lì vanno allora a stuzzicarlo. Salutare significa mostrare all’altro che lo si riconosce, magari anche esprimere un’emozione legata al rivedersi, non è solo una questione educativa. Il suo compagno ha provato a salutarli per primo? A manifestare innanzitutto lui (il grande) il piacere di rincontrarsi?
Potreste anche valutare la possibilità di parlare chiaramente ai bambini (possibilmente senza scaldarsi troppo), tutti voi 4 insieme, per aiutarli molto esplicitamente. Per esempio il suo compagno può spiegare loro che quando fanno così lui ne soffre; e contemporaneamente può provare a non esprimere in maniera così diretta e “punitiva” questa sua reazione. Potete aiutarli a distinguere il piano educativo da quello affettivo. Mostrare comprensione, ma non necessariamente tolleranza.
Insomma: a volte lo sforzo di un adulto sta proprio nel provare non solo a immaginarsi nei panni del bambino, ma anche a cercare nuovi punti di osservazione, perchè ciascuno di noi ha i propri, e ne possono esistere sempre altri e ulteriori.
Cordialmente,
RC