DOMANDA
Salve ho 33 anni, soffro di attacchi di panico ed ansia (depressone) fin da bambina, attacchi che si sono fatti piu’ frequenti e forti dopo un incidente ad un familiare vissuto quando avevo 18 anni, ma anche legato ad una situazione complessa familiare fatta di mancanza di amore e rapporti sbagliati.
Ho iniziato ad assumere a 24 anni anseren da 15 (una campsula alla sera) e seroxat oggi eutimil (metà compressa) al mattino.
Ho deciso di toglierli a inizio di quest’anno anno (in un momento in cui mi sentivo berne)ed il risultato è stato disastroso come puo’ immaginare.. tempo qualche mese avevo attacchi di ansia forte, panico, paura di farmi del male, depressione etc. situazioni nuove e diverse.
Ho deciso di iniziare una terapia psicologica da qualche mese, ed oggi vorrei cambiare la terapia farmacologia con lo scopo lentamente di togliere tutto. Com’è diventato il mio organismo dopo cosi tanti anni di cura?
il mio corpo e la mia mente sono diventati dipendenti da questi farmaci. Le chiedo se è possibile una terapia diversa. Come è possibile un “riequilibrio mentale e neurologico”? ma soprattutto e possibile uscire dalla schiavitù dei farmaci?
Vorrei in un futuro una gravidanza, se non riuscissi a toglierli potrei avere cmq una gravidanza o i rischi sono molto alti?
Grazie di tutto.
RISPOSTA
Gentile signora,
suggerisco sempre di rivolgere ogni tipo di domanda allo specialista in psichiatria che la sta seguendo e che ha prescritto i farmaci. Questo perchè gli psicofarmaci vanno presi sotto stretto controllo medico ed è lo specilista che, conoscendo la sua storia personale e clinica, può indicare la strada migliore da seguire, che può comprendere anche un concomitante lavoro psicoterapeutico. Ed è sempre lo specialista che suggerisce come e quando interrompere l’assunzione di farmaci. Dalla sua mail ho l’impressione che sia lei a decidere, invece, qundo interrompere i farmaci e quando e se iniziare una psicoterapia. Anche per quanto rigurda una eventuale gravidanza, non è corretto dare indicazioni generiche, bensì sentire il parere del medico nel caso specifico, il quale valuterà attentamente il rapporto costi/benefici di una prescrizione farmacologica.
Cordiali saluti