quale chemio?

    Pubblicato il: 16 Marzo 2011 Aggiornato il: 16 Marzo 2011

    DOMANDA

    Gent.mo prof. Sciarra è ormai iniziato il 4° anno che assumo antiandrogeni, per 2 anni abbondanti il solo casodex 150, poi casodex 50 + enantone 11,25 trimestrale, per il mio k prostatico con secondarismi. Ciò premesso Le chiedo : come mai all’inizio della terapia le ” tette”, anche appena sfiorate, mi facevano male, ora per niente. Questo ha un significato? La terapia non è più efficace? Infine, dovendo passare alla chemio ( docetaxel?) sarebbe opportuno, secondo Sua scienza, passare prima all’extracid? Grazie. Distintisaluti.

    RISPOSTA

    Buongiorno,

    la scimoarsa di effetti collaterali di ginecomastia associati alla terapia con bicalutamide non e’ associata ad una non efficacia del farmaco.

    Nei tumori prostatici che vanno in progressione dopo le prime due linee di terapia ormonale (antiandrogeni e quindi antiandrogeni+ lhrh analoghi), vengono considerati resistenti alla terapia ormonale ed avviati o ad una terza linea con estrogeni (estracyt o etinilestradiolo) o direttamente a chemioterapia.

    La nostra scuola utilizza prima gli estrogeni e quindi come ultima terapia la chemioterapia ma non ci sono prove certe che questo abbia un vantaggio sull’uso immediato della chemioterapia.

    Il motivo dell’uso degli estrogeni e’ avere un ulteriore periodo di risposta prima di arrivare alla terapia finale. Perche’ difficilmente dopo chemioterapia il tumore risponde ad altre terapie ed anche la chemioterapia non e’ una terapia curativa ma sono ritardante la progressione e quindi dopo un periodo di risposta il paziente andra’ comunque in progressione.

    Utile in questa fase analizzare le concentrazioni di cromogranina A come marcatore di differenziazione neuroendocrina del tumore: perche’ se presente e’ possibile utilizzare altri farmaci quali gli analoghi della somatostatina .

    Alessandro Sciarra

    Prostate Unit Roma