Rapporto sessuale anale

    Pubblicato il: 22 Febbraio 2019 Aggiornato il: 25 Febbraio 2019

    DOMANDA

    Buonasera dottore. Le ho scritto in merito ad un rapporto “confondente” in cui ho detto “no” ad un rapporto sessuale anale ma anche se non completamente il mio ragazzo non si era fermato. Le riscrivo in merito alla risposta che mi ha dato. È vero che ripensare alla situazione non ha senso, è vero che la domanda ha carattere ossessivo. È vero che il no deve seguire ad un’azione e l’ho imparato, sicuramente lo metterò in atto. È vero anche che lui avrebbe dovuto fermarsi ma non l’ha fatto, per egocentrismo o per chissà che, ma non lo ha fatto. Ha concluso dicendo che, dopo aver fatto valere il proprio no senza accondiscendere fisicamente, si prendono le adeguate considerazioni in merito alla non considerazione del partner rispetto al nostro diniego. Ebbene il partner risponde dicendo che si era effettivamente “fermato” nel senso che non era andato a penetrare ulteriormente, la penetrazione era rimasta superficiale. Ma il mio no era un no anche a quello. La sua risposta è che il mio non spostarmi non gli ha comunicato un effettivo no anche a quello ma un no al proseguire con la penetrazione. Lei come giudica questo? Secondo lei sbaglio a pensare che sia semplicemente stato un comportamento irrispettoso e non considerante dei bisogni dell’altro o può essere davvero stato un fraintendimento di ciò che poteva o non poteva fare?
    Quando lei parla di considerazioni rispetto al fatto che lui non abbia rispettato il diniego, intende dire cosa esattamente? Considerare secondo lei di interrompere definitivamente la relazione per un motivo del genere secondo lei è sarebbe una scelta drastica?
    Infine: reputa che il diniego possa davvero essere stato frainteso o era un puro atto reale di non considerazione dell’altro?

    RISPOSTA

    La domanda che lei mi pone è anche questa di tipo ossessivo, perché in fondo vuole una rassicurazione da me. Ma non sono io a dovere rispondere a una domanda di questo tipo; non sono io che devo dirle se il comportamento del suo ragazzo e le giustificazioni che lui ha dato sono tali, in considerazione del di lei comportamento di non totale rifiuto, da poterle considerare accettabili e adeguate. Tutto dipende da come LEI giudica il SUO ragazzo, non da come posso giudicarlo io. Io senza dubbio ho un ben preciso giudizio in proposito, ma mi guardo bene dal farglielo sapere. Quello che lei deciderà rispetto al suo ragazzo, deve derivare da una SUA opinione, non da una mia, che potrebbe influenzarla in un senso o nell’altro.

    Davide Dettore

    Davide Dettore

    Docente di psicopatologia del comportamento sessuale all’università di Firenze. Laureato in filosofia e in psicologia, è professore associato di psicologia clinica all’università di Firenze, e si occupa in particolare di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. Dal 1993 è presidente dell’Istituto Miller di Genova, associazione scientifico-professionale di ricerca, formazione e consulenza di psicologia clinica.
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