Rapporto sessuale consenziente

    DOMANDA

    Buonasera dottore. Ho vissuto una situazione abbastanza consenziente…
    non riesco a capire bene cosa mi sia accaduto. E sono confusa riguardo al mio pormi nei confronti della sessualità. Sono stata fidanzata con un ragazzo per circa 7 mesi, ne sono stata innamorata e legata profondamente. Abbiamo parlato spesso di sesso anale e ho più volte espressamente specificato che non ero interessata ne predisposta ad attuarlo. Una sera mentre abbiamo dei rapporti lui tenta di avere un approccio per il sesso anale, e finché è solo esterno non rappresentava un problema. Quando comincio a sentire male dico di no, ma lui afferma di stare per venire, era entrato solo di poco, ma la mia non predisposizione al rapporto rendeva la cosa dolorosa ugualmente, perché il sesso anale è qualcosa di preparato sia fisicamente che mentalmente… e anche la posizione fa il suo. Non capisco bene se io abbia acconsentito realmente all’atto oppure no. Potevo spostarmi, spostarlo, ma ho solo detto di no, e la posizione non era comoda per spostarsi facilmente… ho detto di fermarsi ma anche per qualche secondo ha proseguito per concludere. Dando dei “colpi” superficiali. Non capisco se sia rimasta ferma per compiacere a lui o per mancanza di forza nell’oppormi. Ora non credo di potermi essere sentita esattamente stuprata perchè amo questa persona ma in quel momento mi sono sentita non considerata. Secondo lei è da considerarsi una violenza? consideri che sono una persona abbastanza ossessiva. E questo pensiero questa sera mi tormenta. È come se avessi realizzato che questa persona in quel momento ha usato il mio corpo per arrivare ad un scopo non considerando i miei no. Io ho lasciato questa persona di recente e ripenso a quest’evento… in seguito la sera stessa abbiamo avuto un rapporto normale, e io mi sentivo normalmente legata seppure un po’ ferita, come se mi avesse mancato di rispetto ed amore. Lei come vede questa situazione? E cosa pensa del fatto che nn mi sia opposta con più sicurezza? Io ero arrabbiata subito dopo il fatto, e l’ho fatto presente dicendogli di essermi fatta male. Il problema che mi pongo è… ho subito una violenza? Ci si può non accorgere di questo e avere un rapporto normale subito dopo? Considerando che c’era un sentimento alla base molto forte. Il ragazzo in seguito alle mie perplessità per cui sono nate delle discussioni si è sentito trattato da violentatore e mi è dispiaciuto di questo. Ha detto che aveva pensato di potere provare. Provare per vedere se mi avesse interessato… ma io nel mentre ho detto chiaramente no. Lui ha risposto dicendo che mi sarei potuta spostare. Penso che non si sia reso conto che mi stesse facendo molto male ma al contempo non se ne sia neanche molto preoccupato e soprattutto il suo bisogno di concludere in quel modo è stato più importante di smettere di fare una cosa che stavo dicendogli di smettere di fare. Come vede l’intera situazione?

    RISPOSTA

    In effetti come lei stessa afferma, la sua domanda ha caratteristiche ossessive e non è utile per lei continuare a rimuginarci sopra. Lei poteva spostarsi e non l’ha fatto, lui poteva fermarsi e non l’ha fatto; ognuno di voi non ha fatto qualcosa che avrebbe potuto fare, per egocentrismo o per accondiscendenza o per altro. Può accadere. Tragga però insegnamento da questa esperienza: quando si dice di “no”, si agisce di conseguenza per affermare la nostra non volontà di fare qualcosa, perché non è detto che gli altri rispettino il “no” che abbiamo detto. Naturalmente, dopo che ci siamo opportunamente difesi per fare valere il nostro “no”, possiamo trarre tutte le opportune decisioni rispetto a come considerare il fatto che l’altro non ha rispettato il nostro diniego.

    Davide Dettore

    Davide Dettore

    Docente di psicopatologia del comportamento sessuale all’università di Firenze. Laureato in filosofia e in psicologia, è professore associato di psicologia clinica all’università di Firenze, e si occupa in particolare di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. Dal 1993 è presidente dell’Istituto Miller di Genova, associazione scientifico-professionale di ricerca, formazione e consulenza di psicologia clinica.
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