DOMANDA
Buongiorno Dottoressa,
scrivo per mio marito. Di seguito, brevemente, la sua storia.
Tossicodipendente da eroina per diversi anni oggi ha 42 anni e da circa 17 anni continuativi, in cura al Sert con buprenorfina. Da subito sono stata messa al corrente della sua patologia e l’ho sempre supportato. Il trattamento funziona e non ci sono state ricadute nella sostanza. Tuttavia un anno fa, durante la mia gravidanza, dopo strani ammanchi dal conto comune e comportamenti insoliti da me sottovalutati perché concentrata, giustamente, sul piccolo in arrivo, mi confessa l’uso smodato di cocaina. Dice che la usa saltuariamente da sempre ma che da qualche mese aveva perso il controllo.
Spaventatissimi ci rivolgiamo al sert che non fa altro che dirci che la tossicodipendenza è una malattia cronica recidivante e che questa è una ricaduta seppur la sostanza è diversa.
Mio marito allora, dopo vari tira e molla e bugie, decide di farsi seguire privatamente da uno psicologo. Ha fatto per un periodo, diciamo 6 mesi, urine ogni 4 giorni e, tranne nel primo periodo, sono sempre andate bene. Ora è quasi un anno che non usa più cocaina. Non ha ancora accesso ai bancomat e ai conti. Intanto siamo diventati genitori. Sono cambiata estremamente diventando mamma e ho molta paura di una sua ulteriore ricaduta, seppure vedo che si sta impegnando molto nel suo percorso.
Lei crede che si sono poste le basi giuste per uscire da questo tunnel? Le ricadute ci saranno inevitabilmente? Sono molto confusa e la mia priorità è che mio figlio non debba mai avere a che fare con storie del genere.
La ringrazio se vorrà risponderci ed eventualmente consigliarci la strada giusta da seguire.
RISPOSTA
L’essere stato tossicodipendente espone più facilmente una persona al rischio di ricadere nell’ uso compulsivo di una sostanza stupefacente . Probabilmente suo marito, in un periodo di grande cambiamento determinato dall’arrivo di un primo figlio, può essersi trovato destabilizzato da un evento certamente gioioso, ma che induce inevitabilmente ad assumersi delle responsabilità, che possono anche spaventare, soprattutto se si teme di non essere all’altezza di un nuovo compito importante. Ha pensato di utilizzare una sostanza differente da quelle assunte in passato, ipotizzando di attuare un uso saltuario e non patologico, ma purtroppo così non è stato ed ha dovuto affrontare una terapia faticosa e complessa. Da oltre un anno ora mantiene una totale astensione dalla cocaina e per circa 6 mesi ha effettuato una psicoterapia che l’ha aiutato a rinunciare alla sostanza. Diciamo che la prognosi è buona perche’ le basi di una terapia efficace si posano su due pilastri fondamentali, che possono essere riassunti nella formula : ASTENSIONE +CAMBIAMENTO .Se al non uso di cocaina si è associata una importante modifica del comportamento di suo marito a gestire le piccole o grandi difficoltà del vivere quotidiano, significa che è stato fatto un buon lavoro, che saprà mantenere nel tempo i risultati sperati.