Rischio trombosi?

    DOMANDA

    Gent.mo dottore,
    Le scrivo per chiederle un parere in merito ad un intervento da me subito. Soffro di gravi problemi di circolazione. Mi è stata già asportata una safena e dovrò fare altri interventi, sia alle piccole safene che alla grande safena rimasta nell’arto non operato. Le scrivo, però, per avere un suo parere su un mancato trattamento preventivo subito durante un mio ricovero ospedaliero per un intervento di isterectomia. L’intervento è stato effettuato in laparotomia con un’incisione di 25 cm all’addome; insieme all’utero è stato rimosso anche un ovaio. Dopo l’intervento ho avvertito un grosso bollore alle gambe per diversi giorni; inoltre avevo la sensazione di essere punta da aghi soprattutto all’altezza delle caviglie e nella parte laterale delle gambe. Malgrado i medici sapessero bene che soffrivo di problemi circolatori, non mi hanno mai praticato un ecodoppler o un’angiografia, cosa che ho saputo si fa comunque quando si effettua un’isterectomia. Addirittura per due giorni non mi è stata somministrata l’eparina, perché era finita… Le chiedo se a suo parere un protocollo del genere sia normale. Tra l’altro, nella cartella clinica i disturbi da me lamentati non sono stati registrati. Durante il ricovero ho subito anche due trasfusioni di sangue. E due anestesie. Per fortuna non ho avuto trombosi alle gambe, sebbene l’aspetto varicoso delle stesse sia notevolmente peggiorato dopo l’intervento. Cosa avrei potuto rischiare? Cordiali saluti

    RISPOSTA

    Gentile Signora,

    la profilassi antitrombotica post-operatoria viene decisa in base a diversi aspetti clinici e laboratoristici. Anche se generalmente viene impiegata l’eparina, ci sono condizioni che ne sconsigliano l’uso, in quanto ogni farmaco, e l’eparina non fa certamente eccezione, può avere effetti collaterali molto seri. Infatti, oltre al rischio di sanguinamento della parte operata (che nel suo caso si è verificato, come evidenziato dalla necessità di trasfusioni) , ci sono altri possibili inconvenienti legati alla somministrazione di eparina, per esempio una improvvisa riduzione delle piastrine nel sangue. E’ quindi impossibile definire a priori la necessità della terapia eparinica, così come non è possibile dire se fosse o meno necessario eseguire un ecodoppler. L’angiografia poi è un esame altamente invasivo che viene effettuato solo in caso di grave ischemia degli arti già diagnosticata con altri esami meno invasivi e che quindi non sarebbe stato sicuramente indicato nel suo caso sulla base di quanto mi descrive.

    Cordiali saluti

    Prof Gianluca Faggioli

    Gianluca Faggioli

    Gianluca Faggioli

    CHIRURGO VASCOLARE. Professore associato di chirurgia vascolare all’Università di Bologna. Nato nella città emiliana nel 1961, si è laureato e specializzato in chirurgia vascolare all’Università di Bologna. Dal 1990 al 1993 ha trascorso tre anni negli Stati Uniti come post-doctoral associate e assistant clinical instructor, presso la State University of New York at Buffalo. Lavora […]
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