DOMANDA
Buongiorno dottore,
sono una ragazza di 26 anni alla sua terza esperienza lavorativa. Sia nella seconda esperienza sia in questa sono assunta ma non ho nulla da fare. Ci sono dei momenti nei quali il mio capo mi da qualcosa ma desidererei arrivare in ufficio con un lavoro giornaliero da fare per potermi organizzare. Sono laureata, ho studiato tanto, vorrei essere autonoma nel mio lavoro. Non lo sono. Inoltre il clima dell’ufficio è pessimo. Silenzio di tomba e nessuno svago. Il mio capo è incapace di trasmettere qualsiasi nozione (lavorativa) o emozione. Ho pensato di parlare al mio capo, ma ho paura che mi lascino a casa e purtroppo fuori di qui non c’è niente, soprattutto in questo periodo. Quindi stringo i denti e aspetto finchè, almeno, non mi assumeranno, forse, a tempo indeterminato. (ancora un anno)
Sono tesa, agitata, piango spesso (mi sono sposata a giugno ho anche nostalgia della mia mamma), a volte sono completamente spossata eppure quando sono a casa sono iperattiva per compensare le 8 ore di far nulla. Il mio cervello è in stallo, annebbiato, vorrei leggere dei libri inerenti ma non riesco a concentrarmi. Alterno giornate di odio a giornate di tristezza. Litigo con mio marito per qualsiasi cosa e ultimamente ho la mania dell’ordine e della pulizia a casa.
Vorrei capire se sto rischiando l’esaurimento nervoso visto che sarebbe la seconda esperienza lavorativa così….
Grazie mille dottore, la prego mi aiuti….
RISPOSTA
Gentilissima, non è sempre facile, naturalmente, fare i conti con i problemi che il contesto di vita ci pone e che non sono facilmente modificabili. Devo dirle però che, dal suo testo, percepisco che lei si trova a non avere pieno accesso alle sue normali risorse per fare fronte alla sua situazione lavorativa e familiare, il che innesca un circolo vizioso che gliela fa apparire sempre più pesante. Ritengo che il contatto con uno specialista potrebbe esserle utile, sia forse con un supporto farmacologico sia, probabilmente, anche con una breve psicoterapia focalzzata sul problema.
Auguri e un saluto cordiale
Massimo Rabboni