rm prostata

    DOMANDA

    egr. professore, la ringrazio di cuore per la celerissima risposta al quesito che le ho sottoposto. Approfitto ancora della sua disponibilitàper rappresentarle altri dubbi: in campo urologico alcuni specialiasti sostengono che la rm con bobina endorettale e spettrografia, diffusione e perfusione con mdc paramegnetico è attendibile all’80% per l’individuazione del cancro prostatico( posta la mia biopsia negativa ma con il maledetto PSA in aumento) altri invece sostengono che sono troppi i falsi negativi; se,addirittura, nell’eventualità di una re-biopsia essa è importante per l’individuazione di aree sospette e, nel mio caso, non v’è assolutamente nulla perchè dovrei ripetere la biopsia? In altri termini: per quale motivo esami d’avanguadia come la pet, la rm e la tac sono dirimenti per l’individuazione, ad esempio, del cancro polmonare o del fegato o di altro organo e invece per la neoplasia prostatica non si mai certi di nulla? voglia perdonare la mia pedanteria.La ringrazio anticipatamente

    RISPOSTA

    Credo lei parta da un presupposto sbagliato:il PSA. Un PSA in aumento non è indice di certezza di cancro. Il PSA è normalmente prodotto dalla prostata ed il suo livello ematico può aumentare per svariate cause, dalle infezioni al semplice massaggio prostatico. Quindi se da una parte l’aumento del PSA deve far porre il sospetto, dall’altra non dà certezze ! La RM con idonea bobina ed idonea tecnica ha una sensibilità nell’individuare il tumore della prostata elevata, ma non il 100 %. D’altra parte una biopsia cosidetta random (cioè a caso su ghiandola apparentemente normale) personalmente credo serva a poco. Noi radiologi di fronte ad una RM ben fatta certamente negativa, pur non potendo escludere il cancro al 100% preferiamo attendere e ripetere la RM a distanza e non consigliare la seconda biopsia. Gli urologi possono pensarla diversamente. Credo che entrambi abbiamo ragione ! Un’ultima osservazione: da radiologo non sono così ottimista nel credere che TC e/o RM individuino sempre i tumori del fegato, polmone o altri organi. Anche in questi casi la sensibilità (capacità cioè di individuare la lesione) e la specificità (cioè il saper correttamente riconoscere la malattia) degli esami TC e RM non è mai del 100% e quindi molti errori sono possibili. E’ solo l’integrazione tra clinica, laboratorio, istologia e imaging che consente di arrivare, quasi sempre, alla corretta identificazione della malattia.

    Paolo Campioni

    Paolo Campioni

    Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica di Roma, dove si è specializzato in medicina nucleare e in radiologia (indirizzo radiodiagnostica). È professore di diagnostica per immagini e radioterapia all’Università di Ferrara e lavora presso l’Arcispedale S.Anna di Ferrara-Cona.
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