separazione coniugale come dirlo ai bambini

    DOMANDA

    Con mia moglie ci siamo separati, temporaneamente abbiamo detto al figlio di 16 anni che attualmente poichè non andiamo d’accordo papà si è trasferito dalla propria sorella, alla più piccola di 9 anni, abbiamo detto che papà si è trasferito a casa dei nonni, poichè il nonno sta poco bene. Comunque tutti i giorni a pranzo mangiamo insieme senza la mia ex-moglie poichè per motivi di lavoro viene alle 15.00, ed io vado via un pò prima. Abbiamo deciso di comunicare la verità a fine anno scolastico, quindi fra un mese circa. Con quali parole e quali modalità e tempi dire la verità? Ovviamente (io credo) vista l’età dei miei figli con due approcci diversi.

    RISPOSTA

    Gentilissimo, lei chiede: come dire ai miei figli, il maschietto di 16 anni e la femminuccia di 9 anni, che i loro genitori (ossia lei e sua moglie) si sono separati? “quali parole e modalità” utilizzare per dir loro la verità? Prima di tutto, mi sento di dirle di tranquillizzarsi. E’ lodevole da parte sua e di sua moglie la preoccupazione per gli effetti che potrebbe avere la separazione sulla crescita psicologica dei figli. Le ricerche hanno ormai dimostrato, a livello internazionale e quindi non solo in Italia, che è meglio una separazione di fatto che una separazione affettiva fra i coniugi per la crescita psicologica dei bambini. Produce molta più sofferenza psicologica il fatto che due coniugi continuino a stare insieme anche se non si sopportano più, piuttosto che decidano, saggiamente, di separarsi, quando ormai esiste di fatto una separazione affettiva fra di loro. I vostri figli vi saranno grati di esservi separati, piuttosto che voi vi sforziate di stare insieme anche se ormai non vi amate più o comunque il vostro vivere insieme vi risulta insopportabile. Anzi, sono convinto che, a prescindere da tutto quello che avete detto ai vostri figli, i vostri figli sanno già che voi siete separati. Vi ascoltano, anche se raccontate loro delle cose non vere o comunque parzialmente vere, perché vi amano. I bambini e i ragazzi (preadolescenti o adolescenti, come suo figlio di 16 anni) sono straordinariamente generosi. Per amore dei genitori, fanno credere loro di credere alle cose non vere che vengono raccontate loro per “il loro bene”. In breve, cosa dire ai propri figli? La verità. Spiegare esattamente come stanno le cose. E’ possibile che le reazioni immediate a questo possano generare pianti e angoscia. Ma, alla lunga, questa verità sarà assorbita dai figli e metabolizzata molto meglio di quanto non si pensi. Un bambino, un ragazzo, o una bambina ai quali siano raccontate cose non vere o parzialmente vere SOLO APPARENTEMENTE SEMBRA NON SOFFRIRE. In realtà, dentro di sé soffre doppiamente: primo per il fatto che i genitori non stanno più insieme; secondo per il fatto di sentire tante cose non vere su quello che sta o è successo fra i genitori. Quindi, il mio consiglio è di dire, sia alla sua bambina di 9 anni, sia a suo figlio di 16 anni, come stanno realmente le cose. Il fatto più importante in assoluto è dire e far sentire loro che il vostro amore, come madre e come padre, resterà per tutta la vita IMMUTATO E CHE POTRANNO CONTARE SU DI VOI SEMPRE, IN OGNI MOMENTO DELLA LORO VITA. La presenza, sentire questo amore palpabile, nei fatti della vita di tutti i giorni, sarà il VERO punto di forza dei vostri figli. Non conta che cosa è successo fra sua moglie e lei. Due persone possono amarsi per periodi anche lunghi della loro vita, in casi eccezionali per sempre. Ma questo amore può finire, per mille motivi che, fra le altre cose, non sempre dipendono dalla volontà dei coniugi, da responsabilità personali, piuttosto che sociali, dai modi in cui si sviluppano le società umane. Sentire la verità intorno a sé e soprattutto dalle persone più care come i genitori è sempre balsamico, rigenerante, fonte di foza per il proprio sviluppo psicologico personale. I miei più sinceri auguri per lei, sua moglie e i vostri, ne sono sicuro, amatissimi figli. Luigi Aprile

    Luigi Aprile

    Luigi Aprile

    ESPERTO IN LINGUAGGIO E LETTURA NEI BAMBINI. Docente di psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione all’Università di Firenze. Nato nel 1957 ad Addis Abeba (Etiopia), ha conseguito un dottorato in psicologia presso l’Università di Firenze. Si interessa soprattutto di sviluppo dei processi lessicali e di comprensione della lettura.
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