Separazioni

    Pubblicato il: 24 Gennaio 2011 Aggiornato il: 24 Gennaio 2011

    DOMANDA

    Gentile dott. Vito,

    ho avuto modo di conoscerla grazie al testo ‘la perizia nelle separazioni’ pubblicato da Franco Angeli che, non dico per piageria, è stato per me uno strumento di lavoro assai utile.

    Sono una psicologa napoletana, appena emigrata per motivi di lavoro in piemonte. Riflettendo con un collega, anch’egli partenopeo, ci siamo accorti di quanto anche per noi professionisti del settore possa essere difficile gestire l’esperienza della separazione dalle proprie radici e dalle relazioni significative che ci si è dovuti lasciare alle spalle. Lei che consiglio si sentirebbe di darci?

    in attesa di gentile risposta, le porgiamo cordiali saluti

    RISPOSTA

    Cara collega,

    innanzitutto la ringrazio per le sue cortesi parole nei miei confronti.

    Lo scrittore cecoslovacco Milan Kundera, che ha vissuto moltissimi anni in Francia, arrivò a definire “fortunata” la sua condizione di esiliato, perchè a distanza riusciva a vedere e sentire meglio aspetti del suo paese. Certo, assumere tale posizione è difficile.

    Ma provi a cercare il buono che c’è in ogni situazione. Esplori con curiosità il nuovo territorio, godendo delle opportunità e delle bellezze che può offrirle, pur rispettando la nostalgia per ciò che ha lasciato. Ciò che le manca è frutto di quello che di buono lei ha realizzato e quindi è inevitabile la sofferenza quando si è costretti a separarsi da ciò che si ama. Come lei sa, dal punto di vista psicologico, partire, allontanarsi è tanto più facile quanto più si avverte salda la base di partenza, con la certezza che si può tornare indietro. Se le manca la vista, l’odore ed il rumore del mare, sappia che, comunque, un po’ di mare lei c’è l’ha dentro.

    Auguri a lei, al collega concittadino ed alla nostra città…

    A.V.