DOMANDA
Gentile dottor Zucconi,
vorrei chiederle un parere su mia figlia, che ha appena compiuto tre anni. Fino a due anni la bambina ha sempre avuto un sonno molto disturbato, caratterizzato da risvegli e movimenti del corpo vari (da piccolissima roteava in continuazione il capo, poi movimenti ritmici del bacino e delle gambe), e tutto questo nonostante abbiamo sempre cercato di seguire delle regole di igiene del sonno. Per un periodo le ho somministrato il Nopron con qualche risultato.
Verso i due anni ha iniziato a dormire bene, senza più risvegli né agitazioni varie. In realtà, da circa tre mesi o poco più, ha ricominciato a manifestare un sonno estremamente disturbato, e noto addirittura un progressivo peggioramento di questo fenomeno. In pratica, mettendola a letto verso le 21.30, impiega minimo mezz’ora per addormentarsi, mezz’ora durante la quale si gira e rigira continuamente. Nel corso della notte, più volte si ripete la stessa scena: ad un certo punto inizia a muoversi in maniera ‘eccessiva’, la sento sbattere contro le sbarre del letto o il muro, temo che possa farsi male (infatti a volte si sveglia con la fronte o le gambe ammaccate), si siede nel letto e cerca qualcosa (acqua, peluche, cuscino), si rimette giù e continua a rigirarsi e a lamentarsi, il tutto dura anche una o due ore.Considerato che ciò accade almeno due-tre volte a notte, mi chiedo quale sia la qualità del suo sonno e che nome possa essere dato a questo comportamento.
Grazie per i suoi consigli.
RISPOSTA
Cara signora,
dalla sua descrizione sembra trattarsi di una forma di insonnia associata a movimenti ritmici del capo/tronco dell’addormentamento. Tale fenomeno non è raro, ma quando diventa condizionante il sonno di cattiva qualità, magari con ripercussioni diurne (che a quest’età sono difficili da evidenziare), è da considerare un problema.
I movimenti ritmici (la vecchia dizione di Jactatio capitis, tipica delle bambine) sono considerati un disturbo del controllo motorio del sonno, e spesso servono al bambino per accompagnare un momento (l’addormentamento) difficile e complicato. A volte sono familiari (altri in famiglia ne hanno sofferto) e tendono però a scomparire nel tempo. In rari casi persistono in età scolare (e adolescenziale). Prima di iniziare una terapia farmacologica bisognerebbe vedere meglio la situazione sia dal punto di vista anamnestico e se necessario anche strumentale (polisonnografia).
cordiali saluti