DOMANDA
Salve dottoressa, sono una ragazza di 25 anni e dal periodo dell’adolescenza che conosco cosa significa vomitare dopo essersi abbuffata di cibo. Dico ‘conosciuto’ perchè ne sono venuta a conoscenza tramite un film alla tv ed anche perchè quando sai dell’esistenza di un ‘rimedio’,o almeno quello che può sembrarlo, non puoi far in modo di non saperne l’esistenza. Quello che mi sto sforzando di fare è di non vederlo più come un rimedio. Ho provato a farmi aiutare ma sono convinta che i risultati che ho ottenuto non sono nemmeno la minima parte di quelli che posso ottenere con la mia determinazione a capirne le cause.
Ho iniziato così ad analizzare i momenti in cui ne avverto il bisogno e le cause scatenanti delle mie ricadute. Ho scoperto che ho paura di ricevere dei no,di vivere con troppo ordine e regole, di pensare troppo agli altri e meno a me stessa e che ho un bisogno reale di condividere con qualcuno i miei pensieri. Il mio convivente non è molto aperto al dialogo.Grazie
RISPOSTA
Cara Anto
ciò che più mi ha meravigliato nella tua lettera è l’estrema capacità di autoanalisi, la lucidità con cui analizzi la situazione; hai anche analizzato i pensieri o le paure disfunzionali che hai, quelle cioè che non ti stanno aiutando a vivere bene. Io sono d’accordo con te sul fatto che non ci sia potere più grande della propria determinazione.
Quando si innesca un automatismo però (ad es. innesco il pensiero del vomito quando sento di aver mangiato troppo) è tutto più difficile.
Io penso che nella tua situazione l’ideale sarebbe incontrare uno psicologo della RET (che lavora proprio sui pensieri disfunzionali e sugli automatismi), magari solo per un brve periodo. E’ importante che lo psicologo sia molto intelligente quanto lo sei tu.
Un abbraccio