Stranissimi fenomeni ottici

    Pubblicato il: 24 Marzo 2012 Aggiornato il: 24 Marzo 2012

    DOMANDA

    Salve Onorevole Pier Enrico Gallenga

    Ho diverse domande da farle in merito a tanti fenomeno esottico e entopici che riguardano gli occhi e vorrei una spiegazione in merito a questi ultimi.

    Il primo fenomeno

    In una giornata illuminata, dal sole tengo gli occhi aperti per diverso tempo senza chiuderli, quando poi vado in un luogo in penombra ovvero più scuro mi capita di avere la percezione anche ad occhi chiusi e quindi di vedere degli “aloni” di colore rosa o flash, ma preferisco chiamarli “aloni”.

    Il secondo fenomeno

    Durante la notte quando vado a dormire e c’è buio pesto, mi capita di avere la percezione visiva di tantissimi puntini luminosi o bagliori. Ho fatto visite oculistiche e non hanno riscontrato problemi sulla retina o altro e per grazia di Dio non sono affetto da fosfeni.

    Il terzo fenomeno

    Inizialmente più insistente, e adesso un pò meno, mi capita avvolte di vedere macchie grigie fosforescenti tipo come quando guardi a lungo una fonte luminosa che ti rimane impressa l’immagine, e mi capita di rado di vedere dei puntini nerissimi visibili anche al buio con un alone fosforescente giallo o verde.

    Grazie mille attendo Vostre notizie al più presto.

    RISPOSTA

    Evans ha ideato un sistema per disegnare la percezione soggettiva dei vasi retinici (angioscotomi soggettivi) che ripropone la proiezione stampata su un foglio del proprio albero vascolare retinico. Si può sperimentare l’immagine in ambiente molto luminoso a luce diffusa tenendo le palpebre chiuse: si osserva la proiezione scura di un albero ramificato, ovviamente senza foglie, così come lo si vede esaminando il fondo dell’occhio e nei disegni e fotografie (tipicamente in fluorangiografia) dei testi specialistici. Aveva una discreta importanza nello studio del glaucoma, perchè l’ingrandimento degli angioscotomi è un segno campimetrico precoce.
    Puntini luminosi o bagliori, non sono la stessa cosa, fosfeni e fotopsie indicano situazioni diverse; ma al buio, una percezione luminosa indica necessariamente uno stimolo che viene trasmesso alla corteccia visiva dalle cellule ganglionari della retina; il fatto che siano state escluse patologie retiniche è tranquillizzante. Lei non mi scrive l’età, ma l’interpreto tra terza e quarta decade: un esame dell’occhio con ultrasuoni può tranquillizzarla ulteriormente escludendo trazioni vitreoretiniche valide. In ogni caso può sperimentare il ”segno di Franceschetti”: al buio, indenti dolcemente il bulbo oculare appoggiando il polpastrello sulla sclera (la parte bianca del bulbo): vedrà comparire un’immagine luminosa con un alone chiaro circostante; è uno stimolo fattuale che i bambini affetti da amaurosi di Leber attuano per sperimentare una elementare sensazione ottica.
    Le post-immagini sono legate ai tempi di inattivazione dei campi recettoriali retinici; lo studio degli FLC su campo blu era usato per valutare la ‘normalità’ del circolo maculare (zona peraltro avascolare) dei leucociti, differenziandone la scarsità nei casi di degenerazione maculare atrofica.
    Infine il cordiale saluto: l’ ”Onorevole”suppongo faccia riferimento al bel film di Martone, che aveva comunque la necessità di delineare una figura in opposizione all’idealismo di Mazzini, per non chiarirne fino in fondo il ruolo di eroe sconclusionato e disorganizzato con decine di morti – quelli sì veri martiri dell’improvvisazione – sulla coscienza. Esule in America, lettore di italiano a Boston, editorialista del Times a Londra, reporter della guerra di Crimea e dei bersaglieri di Lamarmora a Sebastopoli, Antonio Gallenga, senatore del Regno Sardo scrisse una History of Piedmont che valse molto ad orientare favorevolmente l’opinione pubblica inglese verso il piccolo stato sabaudo che cercava di riorganizzare l’Italia una e unita. Lei ha letto Giorgio Dell’Arti e la sua storia di Cavour, quindi sa molte cose sui perchè economici della spedizione dei Mille e non ci torno sopra; ma se trova il tempo può leggersi il profilo che di Antonio Gallenga fece Aldo Garosci nel suo corso monografico all’Università di Torino e il più recente testo sull’esule del Rettore dell’Università dell’Insubria. Il titolo nobiliare spetta a quel ramo della famiglia; io conservo il patronimico patrizio di Castellamonte; quando Dante nasceva, c’era già un Gallenga nelle valli di Lanzo. Se me lo chiede, le spiego che cosa significa il cognome, nell’interpretazione di Ernesto Giammarco, docente di glottologia all’Università di Chieti.
    prof. Pier Enrico Gallenga